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Elezioni, mio fratello non voterà perché è fuorisede. Ma tanto non importa un c*** a nessuno

Elezioni, mio fratello non voterà perché è fuorisede. Ma tanto non importa un c*** a nessuno
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Mi sale il nervoso. Domenica al referendum mio fratello vorrebbe dire Sì, barrare No, scarabocchiare la scheda, esercitare insomma il suo strasacrosantissimo diritto di voto. Ma no, non può: è fuorisede. Vale per lui, è valso per me, come per migliaia e migliaia di studenti, di lavoratori, di professionisti che si smazzano tra città e regioni che non sono le loro.

Ogni volta che c’è da eleggere un governo o cambiare la Costituzione, assumendo decisioni che segneranno il futuro del Paese, noi italiani siamo così lungimiranti da escludere consapevolmente un’ampia parte di coloro che per primi subiranno le conseguenze di quelle scelte. Un paradosso che al prossimo referendum sarà ancora più odioso: tagliare i parlamentari per adeguare il numero al resto delle democrazie europee, dicono.

Vogliamo somigliare alla civilissima Europa, certo. Peccato che in Germania, Francia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito e Svizzera, per citarne alcuni, i fuorisede votino. Si può fare online, sia può fare per delega, si può fare con seggi ad hoc in Comuni diversi dal proprio, si può fare per corrispondenza.

Che poi, per corrispondenza si può fare anche in Italia, ma solo se risiedi all’estero. Qui chi non paga le tasse ha più diritto a incidere sulle sorti del Paese rispetto a chi ci vive. Qui il Sud, terra di emigrazione, ha di fatto e regolarmente meno diritto a dire la sua.

Negare deliberatamente il diritto di voto ai fuorisede è un vergognoso incentivo all’astensione, che in tempi di Covid diventa anche un increscioso incoraggiamento a migrazioni di massa tra regioni. Ma siamo pazzi!? E ci sono altre due cose che mi fanno rabbia. La prima è che queste stesse parole potrei averle scritte alla vigilia di ogni votazione, uguali ma comunque attuali: vuol dire che della faccenda non importa e non è mai importato un c… a nessuno.

La seconda è la “cecità”: come non vedere che a ogni votazione si perdono voti e peggio ancora giovani elettori? Perché mai i ragazzi dovrebbero avvicinarsi alla cosa pubblica se questa se ne sbatte di loro? L’Italia sta morendo di vecchiaia.

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