Si sbloccano i lavori alla Camera sulle riforme che, stando all’accordo di governo, devono accompagnare il taglio dei parlamentari: la riforma del sistema di voto e l’introduzione dei correttivi che bilancino la riduzione degli eletti. Dopo le tensioni dei mesi scorsi, la Commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha stabilito che si voterà il Germanicum come testo base martedì 8 settembre, mentre per venerdì 4 è stato fissato il termine per gli emendamenti alla legge Fornaro di riforma costituzionale che inserisce correttivi nella Carta. Ad annunciarlo è stato il presidente della commissione Giuseppe Brescia dopo la riunione dell’ufficio di presidenza. Proprio le riforme, finora bloccate o comunque fortemente rallentate, sono tra i motivi per cui tra i dem rimangono resistenze sul via libera al referendum. L’accordo di maggioranza, prevedeva tre riforme da discutere in parallelo con la riduzione degli eletti: innanzitutto la modifica del sistema di voto; poi l’elezione su base circoscrizionale dei senatori (e non più regionale) e la riduzione dei delegati regionali (da 3 a 2) per l’elezione del Capo dello Stato; infine l’equiparazione dell’elettorato passivo e attivo del Senato a quello della Camera

Legge elettorale – La calendarizzazione del testo base per la riforma della legge elettorale, slittata diverse volte a luglio, è uno dei nodi di discussione che dividono la maggioranza. Oggi l’iter si è sbloccato anche per il via libera del capogruppo di Italia Viva Marco Di Maio, che a luglio aveva fatto mancare il proprio sostegno. Proprio l’opposizione dei renziani aveva provocato tensioni con il Pd e in generale all’interno della maggioranza. E’ stato Di Maio a proporre la data di martedì per l’adozione del testo base, dopo che all’inizio della riunione il presidente Brescia aveva ipotizzato la data di venerdì prossimo. La proposta di Di Maio è stata accolta dagli altri capigruppo di maggioranza, in attesa della Conferenza dei capigruppo convocata per il 2 settembre. L’8 settembre, salvo colpi di scena, si voterà per adottare come testo base il Germanicum, ovvero sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5 per cento.

I correttivi previsti dalla legge Fornaro – La legge Fornaro è l’altro ostacolo che la maggioranza deve affrontare prima del referendum. Il provvedimento introduce la modifica dell’articolo 57 della Costituzione perché i senatori siano eletti “su base circoscrizionale“, anziché su base “regionale”. In questo modo si impedirà che le Regioni più piccole abbiano troppo pochi candidati (e quindi poca rappresentanza dei partiti minori) rispetto a quelle più grandi. Ma non solo, sempre il ddl di riforma costituzionale Fornaro prevede la modifica all’articolo 83 della Carta su l’elezione del capo dello Stato con la riduzione del numero di delegati inviati dai consigli regionali da tre a due. Innanzitutto la riforma della legge elettorale. Poi l’equiparazione dell’elettorato attivo e passivo del Senato a quello della Camera: l’intesa della maggioranza prevede che chiunque abbia 18 anni possa votare in entrambe le Camere, mentre sia di 25 anni il minimo per poter varcare le porte del Parlamento. Su questo punto è stato presentato alla Camera il ddl Brescia, ma non è ancora calendarizzato.

Segnali di distensione nella maggioranza – A differenza di quanto Il deputato Pd Emanuele Fiano ha parlato di “un serio passo avanti per diversi fondamentali motivi. Si conferma l’impegno preso all’atto di nascita del governo per accompagnare la riduzione del numero dei parlamentari, nel caso di affermazione dei sì, con un complesso di interventi che garantiscano equilibrio istituzionale e corretta rappresentanza. Un passaggio che rappresenta, inoltre, la volontà della maggioranza di proseguire in un cammino di riforme condiviso in un confronto sempre aperto con le opposizioni”. Così anche il capogruppo dem Stefano Ceccanti: “Nel primo giorno di lavoro dopo la pausa estiva alla Camera la maggioranza dimostra di essere all’altezza delle sfide più complesse, che non riguardano solo la riduzione dei parlamentari, riannodando i fili delle riforme grazie anche all’iniziativa del Pd. Si tratta di un passo in avanti importante dal momento che c’è un problema di rappresentanza delle forze minori nelle regioni più piccole per quanto riguarda l’elezione dei membri del Senato e di equilibrio tra parlamentari e delegati regionali nel collegio per eleggere il Presidente della Repubblica”.

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