Gli studi alla Bocconi e un’azienda specializzata nella produzione di fragole, lamponi, mirtilli e more. Tutto a 15 chilometri dal Duomo di Milano grazie a delle sofisticate serre riscaldate da pannelli fotovoltaici. Raccontata così quella del 31enne Guglielmo Stagno D’Alcontres sembrava una storia di successo e grandi intuizioni, tanto da meritarsi premi di Coldiretti, copertine e servizi. Un giovane prodigio del mondo imprenditoriale che, secondo la procura meneghina e la guardia di finanza, avrebbe costruito le sue fortune applicando un “sistema del terrore” tra i suoi lavoratori. Circa cento braccianti, in larga parte provenienti dall’Africa, sottopagati e sfruttati da colui che si autoproclamava, senza sapere di essere intercettato, “il maschio dominante” che applicava un metodo di lavoro “tribale”. Nell’inchiesta, come emerge dagli atti che hanno portato al sequestro di Straberry, sono sette le persone coinvolte, tra cui Fabrizia Carolina Pilla, mamma dell’imprenditore e socia nell’azienda del figlio.

Il 31enne Stagno D’Alcontres è un rampollo di nobili origini siciliane. Messina e dintorni sono una sorta di feudo per una famiglia finita spesso sulle prime pagine dei giornali, tra incarichi politici e scandali. L’imprenditore trapiantato a Milano ha perso il padre – Ferdinando Stagno D’Alcontres – quando aveva due anni nell’estate del 1990. Il giorno dopo tutti i quotidiani siciliani, compresa La Sicilia con Mario Ciancio Sanfilippo in prima linea, ricordarono l’uomo con commossi necrologi. Era stato al vertice dell’istituto autonomo case popolari di Messina, dirigente della Democrazia cristiana ma anche assessore e consigliere provinciale.

Lo zio del fondatore della Straberry, invece, anche lui di nome Guglielmo, è noto per essere stato – durante il governo di Totò Cuffaro – il presidente della Croce Rossa e della Sise 118, l’azienda che gestiva il servizio ambulanze per conto dell’associazione. Incarichi d’oro di cui si occupò la trasmissione Report e che lasciarono anche degli strascichi giudiziari con l’ex presidente che nel 2015 patteggiò una condanna a due anni per peculato.

Gli intrecci familiari però non finiscono qui. Tra i parenti del 31enne c’è anche Francesco Stagno D’Alcontres, per quattro legislature parlamentare alla Camera dei deputati. Con Forza Italia, Popolo delle Libertà e nel 2012 con il gruppo Grande Sud di Gianfranco Micchiché. D’Alcontres è anche cugino dell’ex ministro berlusconiano Antonio Martino. La mamma di quest’ultimo, nemmeno a dirlo, di cognome fa Stagno D’Alcontres. Ad aprire le danze in politica tuttavia ci pensò l’ormai defunto Ferdinando Stagno D’Alcontres. Banchiere e padre di Francesco – l’ex parlamentare forzista – è stato presidente democristiano dell’Assemblea regionale siciliana negli anni ’50.

Gli avi dell’imprenditore che ha fatto fortuna con fragole e mirtilli sono legati anche al mondo dell’università. Un centro di potere che rimanda al prozio Guglielmo Stagno D’Alcontres, morto a 86 anni nel 2003 e per 15 anni rettore dell’ateneo di Messina. L’allora Magnifico fu coinvolto, e poi assolto, in una vicenda legata a Tangentopoli. Suo genero, il professore universitario Matteo Bottari, fu ucciso nel 1998 nell’ambito del cosiddetto Caso Messina. Dietro quel delitto mai risolto si sarebbe nascosto un verminaio di interessi legato al mondo delle forniture nell’ateneo. Un quadro inquietante, con la città sullo stretto che sarebbe stata tenuta in pugno da un sistema affaristico fatto da colletti bianchi. Più di recente, a tentare di replicare l’esperienza di rettore è stato anche Francesco Stagno D’Alcontres. L’ex parlamentare forzista è stato candidato alle elezioni universitarie del 2018, uscendo però sconfitto.

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