L’inflazione dell’area euro si è attestata in luglio allo 0,4%, in risalita dallo 0,3% di giugno e dallo 0,1% di maggio. Ma il dato diffuso da Eurostat nasconde al suo interno situazioni profondamente diverse tra singoli paesi. Si va infatti da paesi come Grecia o Cipro dove i prezzi risultano in calo del 2% rispetto all’anno rima, ad altri come Belgio, Olanda o Austria che viceversa registrano incrementi di oltre l’1,5%. Nel mezzo i pesi massimi. La Germania segna una variazione nulla, l’Italia un tasso dello 0,8%,la Francia dello 0,9%, la Spagna al contrario un meno 0,7%. Il comportamento dei prezzi è sotto stretta osservazione dopo i massicci interventi a sostegno dell’economia da parte di banca centrale e governi. Azioni che potrebbero avere anche l’effetto di spingere eccessivamente al rialzo i prezzi, sopra quel 2% che viene considerato un valore ottimale. Al momento tuttavia fiammate dei prezzi si possono riscontrare solo in Belgio (con un tasso di inflazione passato dallo 0,2 all’1,7% in un solo mese) e, in minor misura, in Francia (da 0,2 a 0,9%). Da segnalare, all’esterno dell’area euro, il balzo dell’inflazione registrato in Gran Bretagna, salita all’ 1% dallo 0,6% di giugno. Lo sfasamento del calendario dei saldi rispetto agli anni precedenti rende particolarmente difficile l’interpretazione di questi dati. Nelle scorse settimane il capo economista della Bank of England Andy Haldane ha parlato del rischio di una forte inflazione, se la ripresa dovesse manifestarsi più velocemente del previsto come alcuni indicatori nel Regno Unito lasciavano intendere.

Oggi è arrivato dalla Germania il dato sugli ordini alle industrie manifatturiere. Positivo ma non esaltante, a giugno gli ordinativi risultano infatti in aumento dell’1,4% rispetto a maggio, soprattutto grazie alla domanda interna. Fuori dall’Europa da segnalare la nuova iniezione di liquidità decisa dalla banca centrale cinese che ha immesso sul mercato 150 miliardi di yuan, vale a dire poco meno di 20 miliardi di euro. L’operazione segue quella più consistente di due giorni fa quando erano stati immessi l’equivalente in yuan di 100 miliardi di euro. Continua a soffrire intanto il commercio internazionale. Il Giappone ha registrato in luglio una discesa delle sue esportazioni del 19,2%, dato comunque migliore delle previsioni che si attendevano una contrazione superiore al 20%.

Infine prime anticipazioni sul Prodotto interno lordo del secondo trimestre del Brasile, uno dei paesi in questo momento maggiormente colpiti dall’emergenza Covid. Il calo potrebbe oscillare tra l’8 e il 10% mentre, secondo l’istituto brasiliano di statistica l’intero 2020 dovrebbe chiudersi con una contrazione dell’economia del 4,7%. I risultati ufficiali saranno pubblicati il primo settembre.

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