L’ Istat conferma la deflazione in Italia nel mese di luglio. I prezzi al consumo hanno registrato una discesa dello 0,4% rispetto al luglio 2019 e dello 0,2% su giugno. Si tratta della terza flessione consecutiva dei prezzi, che segue fa seguito al -0,2% di giugno e maggio. A spingere indietro i prezzi è soprattutto il calo del costo beni energetici che, a cascata, si ripercuote su tutti i prodotti. Il petrolio si paga oggi il 23% in meno di un anno fa e trascina al ribasso tutti i carburanti. Con il dato di luglio, l’inflazione acquisita per l’intero 2020 è -0,1%, ossia questo sarebbe il valore a fine anno con variazioni dei prezzi nulle nei prossimi cinque mesi.

Il sollievo per il portafogli dei consumatori c’è ma più limitato. Il “carrello della spesa”, ossia il paniere dell’Istat dedicato ai beni di più largo consumo, chiude luglio con prezzi in rialzo dell’1,2% rispetto all’anno prima ma in frenata rispetto all’incremento di giugno (+ 2,1%). I prezzi dei beni alimentari sono in crescita rispetto ad un anno fa ma in calo dell’ 1,3% sullo scorso giugno, frutta e verdura scendono addirittura del 6%. L’avvio ritardato dei saldi spiega il + 18% del costo di calzature e abbigliamento rispetto ad un anno fa e il modesto – 6,4% rispetto a giugno. Le città dove i prezzi registrano i cali più marcati sono Venezia (- 1,8% su luglio 2019) e Verona (- 1,5%). Diminuzioni tra lo 0,5 e lo 0,7% a Milano, Genova, Firenze, Roma, Bologna. Prezzi invariati a Bari e a Palermo, in lieve crescita a Napoli.

I rischi per la crescita economica – Al di là di ciò che sembra (in fondo con lo stesso stipendio si possono comprare più cose), se marcato e protratto, il calo generalizzato dei prezzi ha effetti deleteri sull’economia. Per chi è indebitato o vuole indebitarsi, ad esempio un’azienda che vuole investire, il peso del debito aumenta nel tempo, i consumatori rinviano gli acquisti (perché comprare oggi qualcosa che domani costerà meno?), i profitti delle imprese si riducono e gli occupati diminuiscono innescando un circolo vizioso che spinge consumi e prezzi ancora più giù.

Industria europea in ripresa a giugno – Oggi Eurostat conferma la ripresa dell’attività manifatturiera in Europa. Lo scorso giugno la produzione industriale dell’area euro è risultata in crescita del 9,1% rispetto a maggio. Resta ancora fortemente negativo il confronto con l’anno prima (- 12,3%). I paesi che hanno registrato i migliori progressi mese su mese sono la Slovacchia (+ 21,7%), la Spagna (+ 14,5%) e la Francia (+ 12,9%). L’Italia si ferma a un più 8,2%. Ancora male, anche nel confronto mese su mese, il Belgio (- 1,4%) e la Finlandia (- 0,8%).

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