Dopo oltre un mese di sciopero dei lavoratori e un confronto andato avanti per tre giorni al ministero dello Sviluppo economico è stato raggiunto l’accordo tra Jindal e i sindacati per la ripartenza della produzione nello stabilimento Treofan di Terni, specializzato nella produzione di film in polipropilene. L’azienda indiana proprietaria del sito – la stessa a cui fa capo l’acciaieria di Piombino, dove il gruppo continua a rinviare la presentazione del piano industriale – si è impegnata a ristabilire le normali relazioni sindacali e industriali.

Con la sospensione della mobilitazione, iniziata il 29 giugno, è previsto il riavvio della pianificazione della produzione per i prossimi mesi, dopo lo spostamento degli ordini verso altri siti della società. Per agosto e settembre ci saranno quindi quantità di lavorazioni garantite ma limitate, con il ricorso alla cassa integrazione per Covid. L’azienda, entro la metà di settembre, incontrerà la Regione per approfondire i piani di sviluppo regionale, con il polo industriale di Terni e con l’area di crisi complessa. Entro lo stesso termine si terrà anche una verifica in sede ministeriale sull’esecuzione dell’accordo e sulle prospettive. Prevista anche la partenza di una sperimentazione per un nuovo prodotto in polietilene.

“L’obiettivo del tavolo era chiaramente riportare il lavoro nello stabilimento di Treofan e il raggiungimento di questo accordo è un passo importante che dà risposte concrete ai lavoratori“, ha sottolineato la sottosegretaria allo Sviluppo economico, con deleghe anche alle crisi d’impresa, Alessandra Todde. Per le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil l’accordo “non risolve ancora i problemi del sito creati dalla proprietà, ma sicuramente mette tutti gli attori sociali in condizioni di lavorare sul consolidamento che apre anche a soluzioni diverse”.

L’intesa non spazza via del tutto la preoccupazione in fabbrica (o almeno in parte di essa), dove un gruppo di dipendenti, in particolare quadri e impiegati, continua ad esprimere scetticismo sulle sorti del sito. “Un accordo che fissa tra i primi punti l’avvio della cassa integrazione non può essere considerato una vittoria – hanno spiegato -, il rischio è che nel giro di pochi mesi, passata la quiete, la situazione torni ad essere quella di prima, se non peggiore“.

Articolo Precedente

I dipendenti pubblici in smartworking non sono ‘sabotatori’. Il Comune di Cagliari è un esempio

next
Articolo Successivo

Bonus 1000 euro, le storie degli autonomi beffati dalla regola del calo del reddito (che non è stata modificata). “Non ho guadagnato nulla, ma non ho potuto chiederlo”

next