Il decreto Semplificazioni ricoperto di emendamenti: 2889 in totale, di cui circa 1400, dunque la metà, arrivati dalla maggioranza. A nulla è valso l’invito del governo, trapelato dalla riunione di ieri tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i capigruppo, ad una riduzione delle richieste di modifica da parte dei partiti che sostengono l’esecutivo. In commissione Affari costituzionali il M5s ha presentato quasi 400 emendamenti, il Pd 348, Italia viva 310. Mentre il record lo fa il Misto, gruppo di cui fa parte LeU, con 410: proprio Liberi e Uguali mercoledì è tornato a ribadire le sue perplessità in particolare sulle norme per l’edilizia.

Alle proposte di modifica della maggioranza si aggiungono poi quelle del gruppo Autonomie (79 in totale) e ovviamente quelle dell’opposizione di centrodestra: la Lega ha presentato 409 emendamenti, Forza Italia ben 602, Fratelli d’Italia 331. Gli uffici sono ancora al lavoro per preparare i faldoni delle proposte di modifica. La settimana prossima verranno comunicate le relative inammissibilità al decreto, mentre l’esame del testo da parte delle commissioni è previsto a partire dal 24 agosto.

Proprio mercoledì (ieri) in una riunione serale a Palazzo Chigi il governo aveva chiesto un percorso parlamentare condiviso nella maggioranza e la riduzione gli emendamenti al decreto semplificazioni. Un auspicio arrivato mentre nel corso dell’incontro emergevano nuovamente le divergenze tra i partiti della maggioranza: tra i nodi ci sono le norme per l’edilizia e quelle su appalti e subappalti. Ma è spuntata anche al questione stadi: Italia Viva ha presentato un emendamento che consentirebbe al ministero per i Beni culturali di rivedere in tempi brevi i vincoli delle soprintendenze. Una modifica a cui tiene in particolare il sindaco di Firenze, Dario Nardella: “In questo modo sarà possibile progettare un vero e ampio adeguamento del Franchi, che ci restituisca un impianto moderno, bello, funzionale e sostenibile dal punto di vista economico”.

La riunione, presieduta dal premier Giuseppe Conte, è durata circa due ore ed è servita, spiegava il ministro Federico D’Incà, a “concordare insieme la gestione dei lavori da seguire per il decreto semplificazioni” e “stabilire le tempistiche per i vari passaggi parlamentari del provvedimento e per dare seguito all’appello del premier per un confronto che coinvolga i gruppi parlamentari e che permetta una più larga condivisione dei lavori tra le forze che compongono la maggioranza”. Poi è arrivata la pioggia di emendamenti.

Articolo Precedente

Verbali desecretati, sulla zona rossa nella Bergamasca resta ancora il mistero

next
Articolo Successivo

“L’omosessualità? È colpa dei vaccini”: le parole shock del consigliere in Aula – L’AUDIO

next