Anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è congratulato con il poliziotto che domenica sera ha riconosciuto la richiesta di aiuto arrivata telefonicamente da una donna che per non farsi scoprire dal compagno violento, ha chiamato il 112 fingendo di ordinare una pizza, permettendo l’arresto dell’uomo. Il premier ha chiamato l’agente, Vincenzo Maria Tripodi, evidenziando la professionalità dimostrata. “Come ha fatto a capire che dietro la telefonata ci fosse una richiesta di aiuto?”, ha chiesto Conte. “Ho ribadito il fatto che stesse parlando con la Polizia di stato, la donna ha confermato la richiesta della pizza, quindi le ho chiesto se stesse bene, mi ha risposto di no. Da questi elementi ho capito che non era un errore”, ha risposto Tripodi. “La violenza era in atto, arrivati in casa il bambino piangeva e la moglie era in stato di shock”, ha spiegato il poliziotto al premier.

“Sei fidanzato?”, ha chiesto ancora il premier. “Sì, convolerò a nozze a settembre”. “Quindi – ha aggiunto in tono scherzoso il presidente del Consiglio- aspettate il mio nuovo dpcm per sapere se potete celebrare la cerimonia?”. Al ringraziamento di Conte, l’agente ha così concluso: “È il nostro dovere servire i cittadini, qualsiasi collega avrebbe fatto lo stesso”

Il fatto è avvenuto a Torino e sulla vicenda è intervenuta anche la sindaca della città, Chiara Appendino. Per la prima cittadina si è trattato di un evento di cronaca che, per fortuna, ha avuto un epilogo ‘felice’ ma ora – si chiede – “quante volte quella pizza non ha fatto in tempo ad essere ordinata? Quante volte il terrore del peggio, per sé o per i propri figli, ha bloccato quelle telefonate? Quanti ‘poi gli passa’ o ‘speriamo che finisca presto’ si consumano nel silenzio o, peggio, nell’indifferenza di chi sa? Quante botte, quanti lividi, quante fratture, quanti ematomi separano centinaia di donne dalla prossima pizza?”. “La situazione è e rimane grave ma non ci stancheremo mai di dirlo: l’appello non è solo alle vittime. L’appello è a tutti coloro che sanno. Squarciatelo quel muro di silenzio. Quando dall’altro appartamento sentite urla, grida, dolore, fatele due domande. Se pensate che ci sia una situazione di pericolo chiamate i soccorsi. E meglio un falso allarme che una tragedia”, conclude Appendino segnalando il numero antiviolenza 1522 e quello delle forze dell’ordine 112.

L’agente, Tripodi, ha 27 anni da quando era bambino ha sempre sognato di diventare un agente di polizia. Da Reggio Calabria è andato alla scuola di Polizia di Peschiera del Garda per il corso di formazione e, a dicembre, ha ottenuto il suo primo incarico a Torino. Lo hanno assegnato alla centrale operativa della Questura ed era di turno anche domenica sera, quando è arrivata l’insolita telefonata di una donna dall’accento sudamericano: “Buonasera, vorrei una pizza baby per mio figlio, all’indirizzo…”. Contemporaneamente sul monitor del computer è comparsa l’annotazione dell’operatore del numero unico di emergenza 112, che segnalava la chiamata come “possibile richiesta di aiuto”. A quel punto Tripodi ha messo in pratica il protocollo per la gestione dei casi di emergenza: “Le ho domandato se fosse consapevole di aver contattato la Polizia e, dopo il primo ‘sì’, le ho chiesto se stesse bene. Ma la risposta è stata negativa”.

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