Fondata a gennaio 2020, Dive Esports è una nuova realtà italiana dedita al mondo dell’esports. Nessuna presentazione in pompa magna, quasi a mostrare la volontà di voler operare dietro le quinte del sistema competitivo, ma vantando da subito importanti collaborazioni e risultati. Il suo cammino è iniziato con la gestione del team dei Samsung Morning Stars, una delle organizzazioni esports più importanti e di successo del panorama nazionale. Poi, ultimamente, è diventata anche proprietaria di maggioranza, nonché gestore, dei Tempra esports, nuova società italiana che ha deciso di investire nella scena di Rainbow Six Siege, shooter strategico di Ubisoft, acquisendo un team francese che compete nella European League, la massima serie continentale. Un’operazione che ha portato diversi investitori privati internazionali a sostenere il round di investimenti, necessaria non solo per la costituzione dell’organizzazione ma anche per l’acquisizione del roster francese degli ex-IZI Dream.

Dive Esports sembra quindi muoversi su più fronti, ma non solo. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Rossi, co-founder e amministratore di Dive Esports insieme al collega e amico Francesco Caforio, figura già ampiamente conosciuta nel settore del gaming competitivo italiano. Laureato in Scienze Sportive con magistrale in Management dello Sport, Massimiliano ha lavorato per il team Inferno Esports tra il 2014 e il 2018, partecipando come team manager prima e general manager poi a diversi eventi online e offline.

Qual è l’ambito di operatività di Dive Esports?
“Dive Esports è una SRL che nasce a fine 2019 ma che inizia a operare attivamente a gennaio 2020. In italiano prende il nome di agenzia, anche se non è forse il nome più corretto per descriverne l’attività. Sarebbe più chiaro utilizzare il termine inglese ‘agency’ che racconta in modo più ampio ciò che Dive rappresenta. Possediamo un core business ben preciso: la realizzazione e la gestione di team esports, come già avviene per i Samsung Morning Stars e per i Tempra Esports, con i quali cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra risultati sportivi e risultati mediatici. Accanto a questa attività abbiamo anche dei side business, delle attività correlate al mondo del gaming, principalmente due: un network per la gestione e la promozione di influencer e figure del settore e la gestione di eventi, come ad esempio il Morning Stars Community fight, dedicato ai giocatori più casual, o il Logitech Valorant Revolt, più mirato alla promozione del nuovo titolo di Riot Games con un brand endemico come Logitech.”

Il tabellone del Logitech Valorant Revolt

Per Dive Esports si tratta pertanto di uno schema ampio e inclusivo di tutto ciò che rientra nella sfera, diretta e indiretta, del settore del gaming competitivo. Qual è, allora, l’idea di esports per questa nuova realtà?
Prima di dare una nostra definizione è necessario, e importante, comprendere in quale mercato ci stiamo muovendo. Sento chi parla di ‘modello coreano’, più incentrato sulle prestazioni competitive, e chi di ‘modello americano’, il cui focus è sullo spettacolo: la realtà è che noi ci muoviamo, per ovvie ragioni geografiche, nel mercato europeo che ha peculiarità e caratteristiche diverse dai modelli menzionati precedentemente. L’Italia, poi, ha un mercato tutto suo che cerca ancora di trovare la giusta collocazione. In questo momento, senza alcun dubbio, l’unica certezza per muoversi al suo interno è quella di costruire una fanbase, esattamente come molti altri team già stanno cercando di fare.

La domande che sorge spontanea sarebbe allora: non è sufficiente vincere per costruire una propria fanbase in Italia come succede, magari, negli sport tradizionali?
Purtroppo no. In Europa è un ragionamento che potrebbe funzionare nella maggior parte dei casi ma che non sarebbe garante di un successo tra il pubblico. In Italia è un discorso un po’ diverso perché la comunità esports è ancora piccola e, spesso, di nicchia. Non è infatti a loro che bisogna principalmente rivolgersi ma all’intera community amante dei videogiochi che, seppur siano spesso lontani dal mondo dell’esports, sono la base più ampia della piramide che rappresenta il settore. La situazione attuale italiana presenta infatti una mole consistente di appassionati di videogiochi che costituiscono la base della piramide: in cima si trova la scena competitiva, gli esports, piccola rispetto alla base ma è quella che detta i trend di mercato e che a cascata influenza tutti i piani inferiori. L’obiettivo è ridurre la distanza tra la base e la cima, un po’ come ha fatto Fortnite presentando una struttura competitiva aperta a tutti, anche ai giocatori non professonisti.”

La locandina dell’evento Morning Stars Community Fight con la presenza dei giocatori del team di League of Legends: Stenbosse, Click e coach Cristo.

Costruire la fanbase dei team gestiti da Dive Esports è quindi il vostro obiettivo: ma come si raggiunge?
Penso spesso che noi del mondo esports ci poniamo la domanda di come costruire la propria comunità di affezionati, mentre gli sport tradizionali si stanno chiedendo oggi come riuscire a mantenerla. È una sfida per entrambi, una sfida che tuttavia passa dall’utilizzo degli stessi strumenti, sia in un caso che nell’altro. Possediamo ormai tante piattaforme per poter raggiungere i fan e coinvolgerli nelle nostre attività, dai social network come Facebook e Instagram ai siti di live streaming e produzione di contenuti come Twitch e Youtube. La sfida è saperli utilizzare per canalizzare l’attenzione delle comunità di potenziali spettatori e tifosi su di noi: non è semplice perché si tratta di cambiare le abitudini dei giocatori e la loro educazione videoludica. Il primo esempio che mi viene in mente è quello di Click, Vittorio Massolo, attualmente giocatore di League of Legends per i Samsung Morning Stars: da quando ha iniziato a produrre contenuti in streaming ha ampliato considerevolmente la sua reach, ovvero la sua abilità nel raggiungere un determinato tipo di pubblico, creandosi una piccola ma fidelizzata comunità di follower che poi, ovviamente, si vanno a riversare sul team e sulle competizioni.

Quanto tempo ci vorrà per raggiungere tale obiettivo?
“Difficile a dirsi. I Samsung Morning Stars con Overwatch ci hanno messo veramente poco a costruire una fanbase affezionata, puntando da subito sul titolo Blizzard con la produzione di contenuti e la realizzazione di eventi correlati. In generale la difficoltà è legata alla creazione di una realtà sostenibile per tutti. Non bisogna guardare a diventare i padroni indiscussi del settore ma a come costruire passo dopo passo l’intero ecosistema, partendo dalla base, il pavimento, per poi proseguire con le mura, il tetto e tutto quanto sia necessario.”

Il roster attuale dei Tempra Esports che compete nella lega francese e nella European League di Rainbow Six Siege.

Quali sono, invece, gli obiettivi concreti nell’immediato futuro per Dive Esports?
“Il primo è semplice: nell’arco di sei mesi, un anno vedo Dive Esports sul palcoscenico mondiale, il riferimento è ovviamente ai Tempra Esports e alla possibilità che hanno, a mio avviso, di raggiungere il più importante evento di Ubisoft dedicato all’esports di Rainbow Six Siege. Poi l’idea è quella di sviluppare una infrastruttura fisica che ci permetta di trasferire la nostra esperienza acquisita dal digitale. Esistono già realtà in Italia che hanno fatto qualcosa di simile ma abbiamo idee leggermente diverse su ciò che vogliamo portare di innovativo in Italia. Diciamo che potete aspettarvi delle sorprese a livello di infrastruttura.”

Nell’attesa di un luogo fisico l’obiettivo di lanciare Dive Esports e il suo core business nell’Europa che conta è già realtà. Se da un lato i Tempra Esports stanno competendo nella European League di Rainbow Six Siege, dall’altra i Samsung Morning Stars hanno raggiunto l’Europa sia sul titolo Ubisoft, conquistando anche il titolo nazionale del PG Nationals, sia su League of Legends con la qualificazione alla finale e il conseguente approdo all’European Masters, la Champions League della scena competitiva continentale di Riot Games

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