Prosit è una formula augurale usata durante i brindisi, proveniente dal latino col significato di “sia utile, faccia bene, giovi” e questo è anche quanto si augurano i ricercatori della Dalhousie University di Halifax, in Canada, che hanno chiamato così un’app che dovrebbe aiutare a comprendere lo stato di salute psicologica dei giovani.

Prosit in questo caso è un acronimo che si scioglie come ” Predicting Risks and Outcomes of Social InTeractions”, ovvero predire i rischi e i risultati delle interazioni sociali. L’app infatti si propone di analizzare determinati elementi che possano aiutare i ricercatori a comprendere meglio lo stato mentale in cui si trova l’utilizzatore, attraverso l’analisi delle sue interazioni familiari e sociali.

Ma come fa una semplice app a capire tutto questo? In diversi modi: “Abbiamo programmato un’app che acquisisce passivamente informazioni sulle interazioni sociali nella vita quotidiana dei giovani”, spiegano i ricercatori. Poi, “questa app ci dice quante chiamate stanno facendo i giovani, quanti messaggi stanno inviando e quanto spesso usano i social media per interagire con la famiglia e gli amici”.

Le informazioni insomma arrivano dall’analisi attraverso algoritmi di dati più o meno diretti, come possono essere il numero di telefonate, messaggi o post sui social nell’arco della giornata o anche la velocità e la forza con cui si digita un messaggio, parametri che possono restituire indicazioni sullo stato d’animo. Infine l’app chiede anche di registrare un audio di 90 secondi in cui si descrive la parte più emozionante della propria settimana e si fa un’autovalutazione dei propri sentimenti su una scala da uno a cinque.

Per quanto riguarda la privacy, invece, l’uso dell’app richiede il consenso esplicito da parte dell’utente, con archiviazione dei dati in un luogo sicuro. Prosit ovviamente non è in grado di fornire un quadro completo del benessere mentale di una persona, ma può costituire un valido supporto alla valutazione da parte degli psicologi nel tracciare un quadro dello stato mentale dei propri pazienti al di fuori delle sessioni canoniche in studio.

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