Nella prima puntata di ‘Sentieri persiani’ il reportage in tre puntate (la terza il 28 luglio, ndr) sull’Iran da oggi disponibile in esclusiva sulla piattaforma TvLoft (www.tvloft.it e app TvLoft), avevamo lasciato Alessandro Di Battista a Kerman, la città dove è sepolto il generale Soleimani, comandante dei pasdaran iraniani, ucciso su ordine di Trump. Ora il protagonista, sulla strada per il Pakistan, poco prima di entrare nella provincia iraniana del Balucistan, raggiunge in autostop la città di Bam che, nel 2003 venne distrutta da un terremoto che ha provocato la morte di quasi 30.000 persone. “L’Iran, come l’Italia del resto, è uno dei paesi più ad alto rischio sismico del pianeta – spiega Di Battista – Il terremoto del 2003 ha raso al suolo anche gran parte di Arg-e Bam, una cittadella sulla Via della Seta situata a pochi chilometri dalla città di Bam”.

Arg-e Bam
E’ uno dei luoghi più suggestivi dell’Iran. Negli anni ’70, all’epoca dello Scià, la cittadella venne scelta come set cinematografico da Pier Paolo Pasolini per “Il fiore delle mille e una notte” e da Valerio Zurlini che vi ambientò la trasposizione cinematografica del “Deserto dei tartari”, il romanzo di Dino Buzzati. Oggi, lentamente, la cittadella sta tornando ai fasti di un tempo grazie ad una difficile opera di restauro portata avanti anche grazie a contributi italiani e all’Unesco che, nel 2004 l’ha inserita tra i siti patrimonio dell’umanità. “Non c’era quasi nessuno quando ho visitato la cittadella – dice l’ex deputato M5S – Per la popolazione locale, però, l’unico vero privilegio sarebbe veder tornare i turisti, per ragioni economiche ed esistenziali. Perché gli iraniani non ne possono più di esser considerati persone temibili. Anche perché non lo sono”.

Shiraz
A ovest di Kerman c’è la provincia di Fars. In Iran vivono arabi, azeri, turcomanni, armeni, beluci ma la gran parte della popolazione è composta da persiani. La provincia di Fars è considerata la patria del popolo persiano. Il capoluogo della provincia di Fars è la città di Shiraz, la città dei poeti iraniani. Shiraz ospita splendidi giardini, moschee e caravanserragli che per decenni hanno accolto le carovane dei mercanti che percorrevano la Via della Seta. La città è celebre per i suoi vigneti e anche se produrre bevande alcoliche è proibito in Iran, ciononostante migliaia di iraniani fanno il vino in casa. “Gli abitanti di Shiraz sono colti, ospitali, dignitosi – spiega Di Battista – Sarà per il passato imperiale, sarà per aver ospitato migliaia di mercanti europei, sarà per l’amore che hanno per la poesia”.

Persepoli
Persepoli restò sepolta sotto la polvere fino a quando, sul finire del diciannovesimo secolo e soprattutto intorno al 1930, una serie di scavi archeologici, riportarono alla luce alcune delle sue bellezze. Persepoli è un luogo importante anche per la storia recente dell’Iran. Nel 1971 vi ebbe luogo la celebrazione dei 2500 anni dell’Impero persiano voluta da Mohammad Reza Pahlavi, l’ultimo scià di Persia. Gli altissimi costi della manifestazione fecero imbestialire milioni di iraniani che vivevano nella povertà più assoluta e sul fuoco dell’indignazione soffiò Khomeini che definì la celebrazione la “festa del demonio”. Otto anni dopo Khomeini divenne la prima Guida Suprema dell’Iran e l’instaurazione della repubblica islamica coincise con la cacciata dello Scià.

Pasagarde
Nei dintorni di Persepoli ci sono altri due siti archeologici che meritano una visita: Pasagarde e Naqsh-e Rostam. “Anche a Pasagarde, altro patrimonio dell’umanità, non ho incontrato quasi nessuno a parte alcuni operai che staccavano il ghiaccio dalla Tomba di Ciro”, dice l’ex deputato grillino.

Naqsh-e Rostam
Naqsh-e Rostam è un altro gioiello della provincia di Fars. Le tombe degli imperatori achemenidi sono scavate nella roccia. Si ritiene che Dario il Grande, Dario II, Artaserse e Serse vennero sepolti in questo sito distante 12 km da Persepoli. “In Iran mi sono sentito a casa. I miei pregiudizi crollavano ad ogni chilometro percorso e quella paura del “diverso” che ci viene inculcata per ragioni politiche spariva ad ogni stretta di mano. D’altronde come si può aver paura di un popolo che è riuscito a costruito questo?”, si chiede Di Battista.

Isfahan
La meidan Naqsh-e Jahan, che significa il “modello del mondo” è una delle piazze più belle del pianeta. Si trova a Isfahan, la Firenze di Persia. A nord est della Piazza “Modello del mondo” c’è un altro complesso religioso che merita una visita: è la Moschea del venerdì. Sopra la grande sala della preghiera svetta la Taj al-Molk, un’antica cupola in mattoni considerata la più bella di tutto l’Iran. Negli ultimi anni le moschee non hanno goduto di buona fama. Secondo Di Battista “il terrorismo islamico è come se avesse gettato discredito su tutto il mondo musulmano. Eppure la stragrande maggioranza delle vittime del terrorismo sono musulmani e le moschee sono essenzialmente luoghi di pace“.

Qom
La città di Qom è il secondo luogo di pellegrinaggio più importante della Persia dopo Mashad. A Qom, infatti, c’è la tomba Fatima Maʿṣūme, figlia del settimo Imam sciita nonché sorella di Reza, l’ottavo Imam, l’unico sepolto in Iran. Qom è stata una città importante per la Rivoluzione iraniana. A Qom studiò e predicò per anni Khomeini, a Qom, nel 1978, proprio durante una manifestazione a sostegno di Khomeini la polizia dello Scià sparò sulla folla causando 70 morti. Quello fu uno dei momenti che fece deflagrare la Rivoluzione islamica. “Gli sciiti, da secoli, si sentono minoranza nel mondo islamico, si sentono figli di un Dio minore anche se il Dio è lo stesso dei sunniti – spiega il regista – Eppure sanno resistere“.

L’ambasciata di Teheran
Le mura esterne all’ambasciata sono tappezzate di murales anti-americani che vengono rinnovati ogni anno. Dopo l’assassinio di Soleimani, Trump è diventato l’oggetto principale dello scherno iraniano. “La propaganda, da qualsiasi parte provenga, non porterà mai a nulla se non ad ulteriori divisioni – conclude Di Battista – Il miglior antidoto alla paura è la conoscenza e propaganda e conoscenza non vanno mai d’accordo. Ho girato l’Iran in lungo e in largo. Sono uscito dai circuiti turistici tradizionali. Ho letto tanto sulla storia persiana e ho fatto incontri sensazionali. Perché continuare sulla strada delle divisioni e dei contrasti alimentati dalla reciproca propaganda se a subirne le conseguenze sono solo i popoli?”.

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