Niente sgombero, almeno per ora. La famiglia di Cristina Valenza, l’imprenditrice agricola che ha visto la sua azienda messa all’asta e pignorata al termine di un lungo percorso burocratico, potrà rimanere all’interno della proprietà almeno fino a settembre. Nell’acceso confronto con l’ufficiale giudiziario avvenuto questa mattina davanti alla tenuta agricola di Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, è emerso che al momento non sarebbe ancora stato emesso il decreto di trasferimento dell’immobile. Questo è uno dei punti più contestati dalla famiglia, perché sarebbe in violazione dell’articolo 560 del codice civile, secondo cui il debitore ha 60-120 giorni a partire dall’emissione del decreto di trasferimento per uscire di casa. È la cosiddetta legge Bramini, l’imprenditore di Monza sfrattato da casa nel 2018 nonostante un credito di quattro milioni di euro con lo Stato. Proprio Bramini nelle ultime settimane ha seguito in prima persona la vicenda e oggi era a Reggiolo per difendere le ragioni dei Valenza.

L’ufficiale giudiziario accompagnato dai carabinieri si è presentato intorno alle 10 davanti ai cancelli della proprietà per eseguire lo sfratto, ma ha dovuto fare i conti con la netta opposizione della famiglia, supportata anche dal senatore del Movimento 5 stelle Daniele Pesco. Le parti si sono confrontate duramente per diversi minuti, con gli avvocati della famiglia che hanno anche ricordato la violazione dell’ordinanza con cui lo scorso 19 giugno il Tribunale di Reggio Emilia stabiliva la sospensione degli sloggi fino al primo settembre. Alla fine, anche grazie alla mediazione del senatore, la Prefettura ha dato ordine di bloccare l’operazione e rimandare lo sgombero.

“La strada è ancora lunga e oggi abbiamo vinto solo una piccola battaglia, ma è stato fondamentale impedire una palese violazione della legge”, ha detto Valenza. Nella vicenda si intrecciano diverse questioni, dalla mancata sospensione del mutuo negli anni che seguirono il terremoto del 2012 al problema legato proprio ai fondi per la ricostruzione, un milione e 700mila euro che l’azienda di Valenza ha ottenuto e già utilizzato. La famiglia ha poi denunciato diverse irregolarità nella perizia che avrebbero portato a una valutazione dell’immobile molto inferiore rispetto al valore di mercato, e nelle prossime settimane sono fissate le udienze per annullare l’asta e la relativa vendita.

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