“Mi sembra un incubo, ma non mollerò. Io da qua non mi muovo”. Trattiene a stento le lacrime Cristina Valenza mentre al telefono riavvolge il filo della storia che rischia di concludersi con uno sfratto che le porterebbe via in un attimo il lavoro di una vita. La sua azienda agricola e la casa dove vive con il marito e i cinque figli a Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, sono finite all’asta nonostante il coinvolgimento nelle agevolazioni per la ricostruzione post-terremoto in Emilia del 2012. Il mutuo che pur con tutte le difficoltà economiche la famiglia stava continuando a onorare è stato ceduto a una finanziaria che ha messo in vendita l’immobile. E ora, nonostante le norme relative alla sospensione delle aste e delle attività correlate contenute nei decreti Covid, l’iter si è concluso con l’acquisto da parte di un importante imprenditore della zona che si è aggiudicato l’intera proprietà per 430mila euro, a fronte di un valore di mercato di due milioni di euro. Nonostante le denunce per false perizie e le indagini in corso, la famiglia sarà costretta ad andarsene il 10 luglio: “Pensavo che la giustizia arrivasse in tempo, mi sbagliavo: siamo considerati colpevoli fino a prova contraria. Stiamo subendo una violenza inaudita”. Venerdì 10 luglio è in programma un sit-in di protesta a Reggiolo.

La vicenda inizia nel 2005, quando la famiglia stipula un mutuo da 700mila euro per comprare un complesso che comprende una casa colonica su tre piani, una grande stalla, un capannone da 1.000 metri quadri e circa dieci ettari di terreno. Stima della banca: un milione e 100mila euro. Tutto procede bene fino al terremoto, che rende inagibili le strutture e provoca gravi perdite economiche all’azienda. La famiglia continua a onorare il debito ma a febbraio del 2017 la banca comunica di aver ceduto il credito a una finanziaria, che subito richiede una cifra superiore a quella residua e poi stabilisce la loro incapacità a pagare. In agosto arriva il pignoramento: “Abbiamo cercato di trovare un accordo, ma l’unica cosa che ci hanno offerto è stato di pagare quella somma in contanti”, ricorda Valenza. “Stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro, una richiesta folle”.

Le perplessità maggiori della famiglia però sono legate alla modalità della vendita all’asta: “Nella perizia il consulente tecnico del Tribunale scrive che all’interno della proprietà non erano in corso lavori di ricostruzione, mentre i cantieri erano perfettamente operativi e visibili. Per rendere più appetibile l’affare si è cercato di far credere che fosse ancora possibile ottenere i fondi regionali”. La valutazione finale fatta dalla finanziaria arriva poco oltre i 700mila euro, mentre il valore di mercato secondo la famiglia si aggira sui due milioni.

Alla vicenda dell’asta, come detto, è strettamente legata quella dei fondi per la ricostruzione concessi della regione Emilia-Romagna. La famiglia ha ottenuto in totale un milione e 700mila euro. I lavori sono conclusi, ma rimangono i vincoli stabiliti dalla Regione: lavorare all’interno dell’azienda per due anni e per due anni avere coma abitazione principale la casa oggetto della ristrutturazione. Di fatto la famiglia non potrebbe vendere la proprietà, o solo una parte, per far fronte al debito, ma ora è a un passo dal perdere tutto e rischia anche di dover restituire i soldi ottenuti dalla Regione per il mancato rispetto dei vincoli.

A Valenza e alla sua famiglia è arrivato anche l’appoggio di Sergio Bramini, l’imprenditore di Monza sfrattato da casa e dichiarato fallito nonostante un credito di 4 milioni di euro nei confronti dello Stato. La sua battaglia portò nel 2019 alla modifica dell’articolo 560 del codice civile, relativo al pignoramento, che ora rende possibile la permanenza del debitore nella casa pignorata per un periodo che va dai 60 ai 120 giorni dalla notifica del decreto di trasferimento dell’immobile al nuovo proprietario. A livello locale, come riportato dalla Gazzetta di Reggio, il sindaco di Reggiolo Roberto Angeli si è detto disponibile a fare da mediatore tra la famiglia e il nuovo acquirente, mentre ora la questione è arrivata a Roma grazie a un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata del Movimento Cinquestelle Stefania Ascari. I tempi però sono molto stretti: stando all’ultima notifica di sloggio la famiglia dovrebbe lasciare il 10 luglio la casa in cui era tornata a dormire da poche settimane, al termine dei lavori di ristrutturazione. “Il terremoto ci ha provati a livello economico e psicologico, poi è arrivato il Covid, e adesso rischiamo di perdere casa e azienda per un prezzo molto più basso rispetto al loro valore, con il rischio di dover restituire i fondi per la ristrutturazione. Siamo disperati”.

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