“Ragionevolmente ci sono le condizioni per proseguire lo stato di emergenza per il coronavirus dopo il 31 luglio“. A dirlo è il premier Giuseppe Conte che, a margine della cerimonia generale di innalzamento delle 78 paratoie del Mose, a Venezia, ha parlato dell’ipotesi circolata in queste ore sulla possibile proroga dello stato di emergenza nazionale varato lo scorso 31 gennaio fino al 31 dicembre. Parole che hanno subito creato un caso all’interno della maggioranza, con Italia Viva intenzionata a chiedere al presidente del Consiglio di “venire in Parlamento” per confrontarsi su questa decisione. In serata, Palazzo Chigi ha precisato con una nota che “si tratta di una decisione che non è ancora stata presa. Se si procedesse in questa direzione, l’intenzione del presidente Conte sarebbe comunque quella di passare per il Parlamento”.

“Se ci sono le condizioni e le necessità” della proroga fino a fine anno – ha dichiarato il deputato renziano Marco Di Maio, capogruppo di Iv in commissione Affari Costituzionali – “c’è un dovere che il presidente del Consiglio ha prima di tutti gli altri: recarsi in Parlamento”. Del resto, ha aggiunto, “è l’impegno che si è assunto e che abbiamo introdotto per legge in occasione di un articolato dibattito sul decreto Covid che ha messo ordine alla selva di atti adottati durante l’emergenza e che ha visto maggioranza e opposizione unite nel chiedere al Governo di usare il Parlamento come luogo del confronto e degli annunci al Paese, non altre sedi”. Una richiesta analoga a quella anticipata in mattinata dal deputato Pd Stefano Ceccanti e dalla collega forzista Deborah Bergamini. Il leader della Lega Matteo Salvini, invece, respinge con un “no, grazie” l’ipotesi della proroga e sottolinea che a suo parere “la libertà non si cancella per decreto”.

Fonti di governo fanno sapere all’Ansa che una decisione ufficiale in tal senso non è ancora stata presa, ma è probabile che la nuova data sia proprio il 31 dicembre. Il motivo? Non solo i nuovi focolai di contagio che continuano ad emergere lungo la Penisola, ma anche il fatto che, come ha precisato lo stesso Conte, lo stato di emergenza è uno “strumento utile per tenere sotto controllo il virus”. Secondo quanto anticipato La Stampa, il premier e il ministro della Salute Roberto Speranza sarebbero già al lavoro sulla questione, ma il premier ha tenuto a precisare che si tratta comunque di “una decisione collegiale da prendere in Cdm con tutti i ministri. Lo stato di emergenza non significa che non teniamo sotto controllo il virus ma semplicemente che siamo nella condizione di continuare ad adottare le misure necessarie, anche minimali, quindi non vi dovete sorprendere se la decisione sarà di prorogare lo stato di emergenza. Quindi ragionevolmente lo prorogheremo”. Altrimenti, ha concluso, “non avremmo più gli strumenti per poter intervenire e nel caso circoscrivere la chiusura di attività in territori predeterminati e circoscritti”.

“Per noi – ha continuato il premier – la legalità è fondamentale, anche adesso che stiamo mandando in Gazzetta ufficiale il Decreto semplificazioni. Io l’ho detto, l’Italia ha bisogno di correre. Dobbiamo avere il coraggio di dirci che in questa situazione siamo in grave emergenza, in grave recessione. Per correre dobbiamo accelerare le procedure. Nel contempo, però, dobbiamo rafforzare i presidi di legalità anti-corruzione, i protocolli anti-mafia”. Lo scopo della proroga dell’emergenza è consentire al governo di varare misure urgenti come i Dpcm senza passare per il Parlamento e per la Protezione Civile di acquistare mascherine o ciò che altro occorre bypassando procedure di gara o concorsi. Proprio giovedì il commissario Domenico Arcuri ha annunciato che per aprire le scuole servirà acquistare dieci milioni di mascherine al giorno. Non solo, potrebbe comportare, tra le altre cose, anche la proroga del ricorso allo smart-working.

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