Vi ricordate della frase “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”? Viene attribuita di solito a Massimo D’Azeglio che la potrebbe aver pronunciata 150 anni fa. Bene, mi sa che da allora le cose non siano cambiate tanto. A parte la Nazionale di calcio, le offese alla Merkel e, ultimamente, le frecce tricolori che ogni tanto il governo ci fa volare sulla testa, non so se c’è veramente un’Italia unita che fa delle scelte consapevoli per il bene di tutti i cittadini.

Questa storia mi è venuta in mente a proposito della proposta di un impianto eolico da costruire sull’Appennino toscano. E’ parte del mio mestiere di ricercatore occuparmi di energia e delle prospettive future del nostro paese: abbiamo tragicamente bisogno di una nuova infrastruttura energetica rinnovabile che ci liberi dai combustibili fossili. Questo sia per combattere il riscaldamento globale, sia per dare una mano alla bilancia dei pagamenti nazionale che ha preso una tremenda mazzata dopo l’epidemia di coronavirus.

Ora, come vi potete aspettare, la proposta dell’impianto eolico ha generato un acceso dibattito, tuttora in corso. Senza andare nei dettagli di questo specifico impianto (comunque, quelli che se ne occupano lo riconosceranno certamente) mi sembra interessante riassumere la vicenda perché è un buon esempio di come (non) funziona il processo decisionale in Italia e di come le cose potrebbero cambiare con l’uso sempre maggiore del dibattito virtuale on line.

Come succede spesso (in effetti, sempre), il dibattito sull’impianto eolico si è rapidamente trasformato in uno scontro frontale fra due schieramenti: da una parte alcuni abitanti della zona e varie associazioni locali o con interessi locali. Dall’altra i proponenti, le autorità, cittadini di altre zone e varie associazioni ambientaliste. La cosa particolare di questo dibattito è stata come l’epidemia in corso lo abbia portato a essere on-line, via teleconferenza (c’era anche un dibattito parallelo in varie sale messe a disposizione dai comuni, ma non è venuto quasi nessuno).

Questo ha generato una discussione su un punto che finora non era mai venuto fuori in questi dibattiti, di solito tenuti in assemblee affollate più che altro di residenti locali arrabbiatissimi: chi ha diritto di parlare su certi argomenti? Il dibattito virtuale è aperto a tutti, e molte persone che sono intervenute a difendere il progetto non avrebbero probabilmente trovato il tempo o la possibilità pratica di avventurarsi fino ai centri abitati vicini a dove l’impianto dovrebbe sorgere, sulle montagne.

Alcuni degli oppositori al progetto hanno esplicitamente protestato contro l’idea stessa del dibattito virtuale. Hanno detto che non era giusto che persone non della zona avessero la possibilità di intervenire. Senza mezzi termini, hanno accusato quelli che hanno parlato a favore dell’impianto di essere stati intruppati (se non addirittura pagati) dalla ditta costruttrice.

Questo è uno sviluppo interessante che credo vada seguito. La spinta che ci ha dato l’epidemia verso la comunicazione online sta cambiando profondamente molte cose. Qui ha messo in luce il problema di un’Italia intesa come una nazione di cittadini consapevoli del bene comune. Se esiste un’Italia del genere, allora non ha senso limitare il dibattito sull’energia rinnovabile agli interessi di quelli che vivono nelle vicinanze degli impianti: c’è un interesse nazionale da considerare.

Non solo, ma c’è un interesse anche più generale per tutti gli abitanti di questo pianeta, come ben messo in luce da Andrea Pase, docente di geografia all’università di Padova, nel suo intervento.

Quindi, la comunicazione virtuale ci dà la possibilità di una maggiore trasparenza nelle decisioni su problemi di interesse generale. Arriveremo a una maggiore partecipazione, a una maggiore consapevolezza, e – sperabilmente – a una maggiore rapidità di decisione (al momento, ci vogliono in media 5 anni per approvare un progetto come quello di cui stiamo parlando).

E, ancora più importante, potremo arrivare a una maggior responsabilità nel prendere decisioni che riguardano tutti noi. La necessità di una transizione verso le rinnovabili, in particolare, non è più procrastinabile e bisogna cominciare a muoversi in quella direzione.

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