Il premier Giuseppe Conte il presidente della Camera Roberto Fico hanno avuto in mattinata un lungo colloquio sul caso Giulio Regeni, a due giorni dall’incontro tra magistrati egiziani e italiani che ha prodotto un nuovo nulla di fatto nell’avanzamento dell’inchiesta sulla morte del ricercatore italiano.

Il faccia a faccia a Montecitorio tra il premier e il presidente della Camera arriva poche ore dopo la dura presa di posizione di Fico che, in un’intervista al Tg1, ha parlato dell’ostruzionismo egiziano come di un “cazzotto in faccia” all’Italia e chiesto una risposta “veloce e risoluta” perché la vicenda Regeni “è una questione di Stato”.

Più cauto era stato Conte nelle ore precedenti. Il premier, parlando della richiesta della famiglia Regeni, sposata anche da pezzi di Pd e Anpi, di ritirare l’ambasciatore italiano e dare una sterzata ai rapporti con l’Egitto vista la beffa sulle rogatorie e le “richieste investigative” avanzate dai magistrati del Cairo, aveva detto: “Non è che ne deriva automaticamente un riposizionamento dell’Italia”

Fico, tra l’altro, aveva anche chiesto di “fare rete” con governi e parlamenti europei al fine di risolvere il caso. Questa mattina, quindi, il colloquio con il premier. Il “cazzotto” egiziano evocato dal presidente della Camera è la mancata risposta, dopo oltre un anno, alle rogatorie italiane, arrivata nella serata di mercoledì dai magistrati del Cairo alla procura di Roma, condito oltretutto da “alcune richieste investigative” per “meglio delineare l’attività” del ricercatore in in Egitto.

Una richiesta di informazioni, quella del procuratore egiziano Hamada Elsawy, avanzata durante l’incontro in video-conferenza con il procuratore di Roma Michele Prestipino e il pm Sergio Colaiocco – impegnati in accertamenti su altri cinque 007 egiziani – nonostante siano 14 mesi che l’Italia aspetta (invano) una risposta per l’elezione del domicilio dei cinque indagati e arrivata pochi giorni dopo l’invio dei presunti effetti personali di Regeni, che si sono rivelati falsi.

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