Secondo la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, la strategia industriale della “nuova” Alitalia non si sovrapporrà a quella delle compagnie low cost, visto che la compagnia rinazionalizzata mirerà a competere sul mercato dei collegamenti internazionali. Negli ultimi trent’anni, però, la performance di Alitalia è stata catastrofica non solo sotto il profilo dei bilanci statali che hanno dovuto ripianare perdite miliardarie (oltre 10 miliardi di euro), ma anche sotto quello della quantità di passeggeri trasportati: costantemente calati nonostante il crescere degli aiuti di Stato. Nel 2019, su un traffico di 185 milioni di passeggeri nel nostro Paese, Alitalia ne ha trasportati 21 milioni.

Il ruolo che invece la compagnia ha svolto oltre le proprie competenze, e fuori da ogni strategia dichiarata, è quello di ammortizzatore sociale: una specie di sostituto dell’Inps per il settore trasporto aereo, cominciato a metà degli anni 80 con l’assorbimento della concorrente Air Mediterranea-Itavia. Da allora è stata una strage per tutte le compagnie aeree che hanno cercato di rompere il monopolio e di inserirsi sul mercato nazionale. Tanti i nomi più o meno illustri, da Ali Adria ad Aliblu, da Alisarda a Meridiana, da Air Sardinia a Air Europe, da Air Bee all’agguerrita Airone di Carlo Toto che nel 1995 entrò sul mercato domestico grazie ad “casereccia” deregulation del trasporto aereo mai sopportata da Alitalia e dai protezionisti nostrani sempre al governo.

E ancora, Alitalia assorbì anche la Noman linee aeree, che si era azzardata ad avviare una navetta tra Roma Ciampino e Milano Linate, la rotta più ricca della compagnia di bandiera. Poi fu la volta di Alpi Eagle, Avianova, Azzurra air, Wind Jet , Gandalf, Minerva, Blu Express, Tai, Transavia e Volareweb: tutte vittime vuoi di imprenditori d’assalto e ex manager di Alitalia non più sostenuti dai loro padrini politici dato il ricambio annuale dei governi italiani, vuoi del monopolio interno di Alitalia, che acquisì alcune di esse con tutti gli addetti di terra e di volo, svolgendo il ruolo di vero e proprio ammortizzatore sociale per giustificare l’eliminazione del concorrente.

Lo stesso ruolo che dal lontano 2008 svolge anche per se stessa, visto che ha potuto disporre della Cig per migliaia di addetti a condizioni di extra lusso rispetto al resto del mondo del lavoro che percepisce solo l’80% del salario. Altro che riforma degli ammortizzatori sociali di cui sta parlando il governo Conte: Alitalia è l’esempio emblematico di tutte quelle aziende-carrozzoni (pubbliche o private, ex Ilva che siano) che dietro lo scudo e il ricatto occupazionale si mantengono in vita a prescindere dai loro costi, della loro quota di mercato, dalla qualità del prodotto (servizi o beni) e della ingente distruzione di ricchezza pubblica che determinano. Spesso gli addetti vengono usati come scudi umani degli interessi di imprese inefficienti pubbliche e private. Senza dimenticare che la compagnia, negli ultimi lustri, è stata anche recordman delle alte tariffe e della scarsa qualità dei servizi offerti. Manager scelti dalla politica e fornitori di beni e servizi garantiti che si perpetuano sono il fulcro di una deresponsabilizzazione generalizzata che punta solo al consenso sono il perno su cui continua a ruotare il tema Alitalia.

Troppe imprese protette galleggiano mentre dovrebbero fallire, ma per far ciò ci sarebbe bisogno di una riforma del sistema di welfare che protegga direttamente, cioè senza derive corporative, solo i lavoratori, e non le aziende decotte come accade in molti paesi europei. Contestualmente andrebbe definita una strategia per lo sviluppo del trasporto aereo in cui le compagnie trovino un contesto regolatorio, normativo e contrattuale omogeneo per le compagnie aeree distinguendo tra quelle tradizionali e quelle low cost. Insomma andrebbe chiuso un capitolo per cui la concorrenza tra Alitalia e low cost in Italia avviene con i sussidi statali milionari ed un uso distorto della cig per Alitalia e quelli regionali (incentivi e co-marketing) e degli enti locali (regioni e comuni gestori di scali) per le low cost.

Articolo Precedente

Coronavirus, la vera bussola in periodo di crisi è il prezzo dell’oro

next
Articolo Successivo

Coronavirus, uno shock per la nostra economia. Ma le imprese familiari resistono meglio al colpo

next