Dopo una sostanziale tenuta nei mesi di gennaio e febbraio, l’effetto del coronavirus si è abbattuto sul lavoro a marzo, provocando la contrazione delle assunzioni. È quanto emerge dalla Nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione pubblicata da Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal, relativa al primo trimestre dell’anno. Nei primi tre mesi del 2020 si registra una diminuzione di 239mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente (-44mila a tempo indeterminato e -195mila a termine) rispetto allo stesso periodo del 2019. Le variazioni annualizzate delle posizioni lavorative alle dipendenze scendono da +392mila al primo gennaio 2020 a +189 mila al 31 marzo.

In un approfondimento della nota congiunta trimestrale, si focalizza l’attenzione sulla dinamica giornaliera dei flussi di assunzioni e cessazioni nel primo trimestre 2020, caratterizzato a partire dalla fine di febbraio e per tutto il mese di marzo dall’emergenza sanitaria e dal lockdown. Il trimestre mostra “un progressivo sensibile rallentamento” della dinamica delle posizioni lavorative, emerso a ridosso del primo provvedimento del 23 febbraio con le prime disposizioni di contrasto alla diffusione del Covid (seguite dal Dpcm del 9 marzo e dai successivi), “ulteriormente aggravato” lungo tutto il mese di marzo.

La variazione tendenziale ancora positiva negli ultimi giorni di marzo 2020, che tiene conto dei flussi di attivazioni e cessazioni accaduti in tutto l’arco dell’anno, “è in realtà frutto dell’aumento tendenziale acquisito prima dell’arrivo dell’emergenza sanitaria”, viene sottolineato. Quindi, per analizzare il contributo giornaliero al saldo annuale, positivo o negativo, sono state calcolate le differenze tra i dati giornalieri cumulati dei primi tre mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. E dopo “una sostanziale stabilità” delle posizioni lavorative dipendenti nei primi due mesi dell’anno 2020, se ne registra “la progressiva perdita” a inizio marzo “fino a circa 220mila posizioni in meno in confronto alla dinamica dei flussi dei primi tre mesi del 2019″.

A pesare sulla riduzione, viene inoltre sottolineato, è in misura maggiore la contrazione delle nuove attivazioni cui si somma, con il perdurare dell’emergenza sanitaria, la mancata proroga o rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza nel periodo. Se infatti fino alla seconda decade di febbraio l’andamento delle posizioni lavorative a tempo indeterminato e determinato era analogo, a partire dai primi di marzo la forbice tra le due tipologie contrattuali si amplia progressivamente a sfavore delle seconde. Facendo registrare nel complesso, al 31 marzo 2020 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, la diminuzione di 239mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente, di cui -44mila a tempo indeterminato e -195mila a termine.

Articolo Precedente

Contratti a termine, Pd e Italia viva chiedono di prolungare la deroga al decreto Dignità su rinnovi e proroghe. No della Catalfo

next
Articolo Successivo

Embraco, i sindacati: “Vicenda simbolo delle reindustrializzazioni in Italia. Non credibile che il governo e Invitalia non sapessero”

next