La richiesta di “restituzione di 3,4 miliardi di euro di accise energia impropriamente pagate“. E poi le critiche alle misure anticrisi, dalla cassa integrazione ai gravi ritardi anche per le procedure annunciate a sostegno liquidità“. Dopo gli attacchi a distanza contro il governo sferrati nei giorni scorsi, l’esordio del presidente di Confindustria Carlo Bonomi agli Stati generali dell’economia non poteva che essere all’insegna dello scontro frontale. E così è stato. “Abbiamo l’umiltà di ammettere ritardi ed errori“, risponde il premier Giuseppe Conte parlando alle associazioni datoriali, ma “ non possiamo essere chiamati a rispondere di carenze strutturali che il sistema Italia si porta dietro da circa 20 anni“. A Confindustria il presidente del Consiglio risponde: “La questione non prevede di piangersi addosso, bensì la predisposizione del governo è nel valutare le prossime misure che bisognerà adottare nell’immediato“. Conte chiede collaborazione e “suggerimenti” sul piano del governo, perché anche le critiche serviranno per migliorare il progetto: “Siamo disponibili ad accettare idee, la settimana prossima vorremmo completare il piano. Il clima è proficuo”. E rassicura gli industriali sulla mancanza di pregiudizi nei loro confronti: “Non abbiamo una concezione collettivista della produzione o statalista dell’economia”. Oltre al piando di rilancio, il governo lavora anche al decreto semplificazione che ne è “la premessa”, dice Conte. “Dalla prossima settimana – aggiunge – mi piacerebbe portarlo in consiglio dei ministri”. Mentre sul tema delle accise sollevato da Bonomi risponde: “Oggi il tema è il piano di rilancio. Voliamo un po’ alto, questa partita ‘dare avere’ verrà risolta dai nostri uffici”.

Gli attacchi di Bonomi – “Si onorino contratti e debiti. Chiedo l’immediato rispetto per la sentenza della magistratura che impone la restituzione di 3,4 miliardi di euro di accise energia impropriamente pagate“. I tweet del numero uno degli industriali da villa Doria Pamphilj – accompagnati dalla foto di Bonomi con mascherina con il logo di viale dell’Astronomia – non sono dedicati alle proposte contenute nel “Piano 2030” annunciato sul Sole 24 Ore, oggi in sciopero contro la richiesta di cassa integrazione per Covid. Bensì a critiche alle misure anticrisi messe in campo finora e alla richiesta di riavere indietro le addizionali provinciali non dovute che vengono “trattenute dallo Stato nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che ne impone la restituzione“.

“L’impegno contro una nuova dolorosa recessione può avere successo solo se non nascondiamo colpe ed errori commessi da tutti negli ultimi 25 anni”, scrive Bonomi nel suo “live tweeting”. Ma gli errori sembra stiano da una parte sola visto che la seconda parte del tweet chiarisce: “Ora si onorino i contratti/debiti verso le imprese”. Segue la rivendicazione del fatto che “la cassa integrazione è stata anticipata in vasta misura dalle imprese e così sarà per ulteriori 4 settimane”. E ci sono stati “gravi ritardi anche per le procedure annunciate a sostegno liquidità“. Il commento è che “le misure economiche italiane si sono rivelate più problematiche di quelle europee”. “Confindustria non crede in uno Stato cattivo contrapposto al privato buono. Ciò che chiediamo è una democrazia moderna con istituzioni efficienti e funzionanti, cioè con una P.A ‘buona’, come già indicato e chiesto dal governatore di Bankitalia”, scrive Bonomi in un altro tweet.

Il discorso di Conte a Confindustria – “Ci siamo trovati a fare interventi, penso alla Cassa integrazione, che normalmente facevamo nell’arco di cinque o sei anni. Stesso discorso anche per le necessità delle imprese, dove c’erano aspettative di pochi giorni e poche settimane”, specifica il premier Conte parlando alle associazioni dei datori di lavoro. Quindi “è chiaro che delle criticità si sono rivelate” e “facciamo ammenda per eventuali carenze che si stanno dimostrando”. L’ammissione dei ritardi non è però una presa in carico anche delle responsabilità che derivano dal passato. “Se da tanti anni in termini di pil o produttività il Paese è al di sotto della media europea, evidentemente ci sono problemi strutturali che si trascinano”, evidenzia il presidente del Consiglio.

A Villa Pamphilj Conte presenta il piano del governo: “Finito questo ciclo di incontri, inizieremo subito a lavorare con celerità: già dalla prossima settimana inizieremo a ricavare la versione finale. Ecco perché vi chiedo di farci arrivare subito le vostre osservazioni“. Il premier prova anche a sdrammatizzare: “In questo progetto che avete davanti voi troverete anche una misura che il dottor Bonomi ci voleva ‘rubare’: qui c’è il piano di transizione 4.0 ma c’è anche il nuovo piano di transizione impresa 4.0 plus”, spiega Conte. Che a Confindustria tende una mano: “Possiamo avere diversità di opinioni, ci mancherebbe che intorno a un tavolo del genere con tante sensibilità dovessimo pensarla tutti allo stesso modo, ma qui non c’è nessuna remora culturale, nessun pregiudizio ideologico“. Anzi, “da parte di questo governo c’è una costante attenzione per il sostegno alle imprese. Per noi l’impresa è un pilastro della nostra società”.

Conte ribadisce quindi la volontà di avere “un confronto ampio e costruttivo“. “Vi chiediamo suggerimenti su queste proposte, valutazioni e critiche. Se sono critiche costruttive ci aiuteranno a migliorare questi progetti, se invece sono critiche negative, più radicali, ci consentiranno di fermarci un attimo a pensare e valutare, sarà uno stress test per valutare se davvero quel progetto riterremo di continuare a portarlo avanti”, dice rivolgendosi ai rappresentanti dell’industria. “Nei prossimi giorni vi preghiamo di farci pervenire delle osservazioni specifiche. Se volete, al di là degli appunti che ci farete pervenire, possiamo anche ritrovarci in presenza”, afferma il presidente del Consiglio.

Il nodo dell’addizionale sull’energia elettrica – Quanto alla richiesta di riavere indietro 3,4 miliardi fatta da Bonomi, la questione è quella dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica abrogata dal governo Monti, che l’ha sostituita con un rincaro delle aliquote dell’imposta erariale. Il riferimento di Bonomi è a un verdetto della Cassazione arrivato nel 2019, in base al quale però il rimborso non spetta allo Stato: stando alla sentenza chi ha pagato più del dovuto deve rivalersi in giudizio sul fornitore di energia il quale poi a sua volta – se condannato – può bussare alla porta delle Dogane o delle Province.

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