Per un momento storico come quello che stiamo vivendo abbiamo bisogno di misure straordinarie e di un piano ben chiaro e veloce, non solo per garantire la ripartenza delle scuole a settembre ma anche per rimettere la scuola al centro e curare tutti i guasti subiti da oltre 20 anni. L’incontro di oggi del ministro dell’Istruzione, con Giuseppe Conte e tutti gli attori della comunità scuola è cruciale e per questo appuntamento lancio una proposta di rilancio in 6 punti.

Primo. Un piano di investimenti di circa 9 miliardi pari a quello che questo governo ha già fatto per la sanità durante l’emergenza Covid.

Dobbiamo chiedere queste risorse perché ci serve cancellare le classi pollaio. Ed è questa la seconda proposta. Le classi pollaio erano ingiuste e mortificanti già prima dell’emergenza sanitaria, adesso a maggior ragione serve trasformare i luoghi di scuola in presidi anti-Covid. Una misura che garantisce attenzione ad ogni singolo alunno, ad ogni singola difficoltà e ad ogni singolo successo.

Con la cancellazione delle classi pollaio servono forze in più. Per cui la terza proposta è il personale aggiuntivo necessario che stimo sia di almeno 100mila lavoratori tra docenti, personale scolastico, dirigenti e task force educative. Quarantamila docenti in più questo governo li ha già messi in campo per il prossimo anno scolastico e dobbiamo continuare su questa strada.

È chiaro a tutti che c’è bisogno di spazi in più: non credo che basteranno i 2000 cantieri di edilizia scolastica già avviati né i 400 milioni di euro già programmati nel Decreto Rilancio. La cosa più brutta che potrebbe accadere per il nostro Paese sarebbe quella di confinare gli studenti in container per attuare le semplici misure di distanziamento.

Per questo nel Decreto Rilancio chiedo di usare parte dei 5 miliardi previsti su cultura e turismo per creare una comunità fatta di teatri, musei, biblioteche e centri culturali che si attivino fin da ora a realizzare progetti didattici che durino l’intero anno scolastico in stretta collaborazione con gli istituti del territorio e con i sindaci. Ed è questa la nostra quarta proposta concreta che si può attuare da subito.

I sindaci dovranno essere protagonisti per dar vita a città educanti con il supporto di professionisti e tutte le associazioni e enti già attive del territorio perché l’altra emergenza da seguire con nuova enfasi è quella dell’abbandono, della generazione fantasma che la scuola non riesce a coinvolgere a pieno. Ed arriviamo alla quinta proposta: ci vuole un piano nazionale per la povertà educativa che arrivi in ogni famiglia a rischio.

Per ultimo, occorre una scuola innovativa. Bene i 400 milioni stanziati per raggiungere con la fibra ottica tutte le scuole ed avere così una connessione, una rete sempre attiva, bene i 150 milioni di dispositivi digitali già disponibili alle scuole come dotazione per questa emergenza, quello che non va più bene e il regno del caos nella didattica a distanza che oscilla tra eccellenze e telelavoro.

Lo Stato deve investire nella più grande piattaforma nazionale di e-learning, di didattica digitale per dare a tutte le scuole e a tutte le università un luogo virtuale comune da cui partire, che abbia le migliori prestazioni possibili per una didattica di qualità e garantisca la privacy e l’accesso a percorsi personalizzati di apprendimento.

Una rete a supporto che non potrà mai sostituire le relazioni e la didattica in presenza ma che allo stesso tempo deve esistere per evitare un vuoto che è stato già colmato dalle potenti multinazionali della rete.

Questo è il piano nei primi 6 punti che servono subito per la ripartenza e la rinascita della scuola. Ben presto il governo dovrà darci le prime risposte che si attendono tutte e tutti gli italiani.

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