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Monte dei Paschi, sindacati dei bancari: “Pressioni sui dipendenti perché vendano prodotti a chi chiede un prestito garantito”

Secondo le rappresentanze territoriali di Roma e provincia di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin si cono "report per controllare che a tot erogazioni corrispondano tot prodotti collocati". E "la motivazione è che 'siccome il finanziamento dà pochi margini, dobbiamo aumentare il cross selling'". Appello ai nuovi vertici aziendali "appena nominati dal nostro azionista di riferimento, che ricordiamo essere lo Stato italiano"
Monte dei Paschi, sindacati dei bancari: “Pressioni sui dipendenti perché vendano prodotti a chi chiede un prestito garantito”
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Pressioni commerciali sui lavoratori” del Monte dei Paschi di Siena a Roma e provincia, con la richiesta di “collocare prodotti accessori ai clienti che si presentano agli sportelli per richiedere prestiti garantiti come previsto dal decreto liquidità“. A denunciarle sono i sindacati territoriali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin in un comunicato che sottolinea: “Di per sé questa pratica non sarebbe un male, qualora soddisfi i bisogni del cliente, ma poiché, invece di sviluppare le professionalità e le competenze del personale si tende a mortificarle, come si è soliti fare in questa area indifferenti anche alle necessità della clientela, ecco che viene generato l’ennesimo report per controllare che a tot erogazioni corrispondano tot prodotti collocati“.

Nella nota i sindacati spiegano anche che “la motivazione, candidamente comunicata ai colleghi, è che ‘siccome il finanziamento dà pochi margini, dobbiamo aumentare il cross selling‘”. Un comportamento, questo, “assolutamente deprecabile dal punto di vista etico e deontologico e si configura a nostro avviso – dicono le sigle di categoria – come una vera e propria forma di squallido sciacallaggio commerciale, essendo rivolta, nelle modalità di cui sopra, ad una categoria di clientela già fiaccata dalla crisi economica che la pandemia sta portando con sé”.

Inoltre, denunciano i sindacati, c’è “un’altra trovata che ha dell’incredibile: le consulenze commerciali supervisionate via skype. Nonostante i nostri colleghi abbiano dimostrato più volte responsabilità e capacità di reggere la Banca anche nei momenti più difficili, ora devono essere controllati durante i colloqui con i clienti”.

I sindacati si rivolgono infine “ai nuovi vertici aziendali appena nominati dal nostro azionista di riferimento, che ricordiamo essere lo Stato italiano: ritenete queste pratiche compatibili con l’attività di una Banca in questo momento storico, e a maggior ragione di una Banca a capitale pubblico? Fateli smettere, prima che sia troppo tardi”.

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