Le fake news (o bufale, che dir si voglia) sono un fenomeno intrinseco all’informazione stessa. Da quando è iniziata l’attuale pandemia, a fine febbraio, le notizie false inerenti al Coronavirus sono letteralmente esplose, correndo incontrollate e diffondendosi principalmente attraverso i social. In Italia, a vigilare sulla correttezza dell’informazione c’è anche l’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Sulle proprie pagine web, infatti, l’autorità indipendente elenca le 10 bufale più diffuse sul Covid-19, in Italia e in altre nazioni occidentali. Ma sul sito si possono leggere anche i fact-check – ossia le verifiche – della top ten di fake news.

L’operazione di fact-checking viene realizzata principalmente da sito Open e Pagella Politica (la stessa organizzazione a cui si è rivolta WhatsApp), mente la raccolta di bufale è curata da Newsguard e basata sul suo Centro di monitoraggio della disinformazione relativa al Coronavirus, viene aggiornata mensilmente e cerca anche di analizzare da dove nascono e come si sono sviluppate le fake news che raccoglie.

Ecco dunque le 10 principali false notizie sul coronavirus più diffuse nel periodo che va dal 22 marzo al 19 aprile scorso:

1 – Il virus del Covid-19 è stato sottratto da un laboratorio canadese da spie cinesi

2 – Il virus del Covid-19 contiene ‘sequenze simili all’Hiv’, lasciando intendere che si tratti di un virus costruito artificialmente

3 – La pandemia di Covid-19 era stata prevista in una simulazione

4 – Un gruppo finanziato da Bill Gates ha brevettato il virus del Covid-19

5 – Il virus del Covid-19 è un’arma biologica creata dall’uomo

6 – La tecnologia dei telefoni cellulari 5G è collegata alla pandemia di coronavirus

7 – L’argento colloidale può curare il Covid-19

8 – La Miracle Mineral Solution può curare il Covid-19

9 – L’aglio può curare il Covid-19

10 – È stato dimostrato che dosi massicce di vitamina C siano un trattamento efficace per il Covid-19

Com’è chiaro, alcune rappresentano varianti su un tema simile, mente altre – forse le più pericolose – non si basano su tesi interamente inventate ma riprendono notizie vere, omettendone però parti fondamentali o inserendole in un contesto che ne forza il senso e l’interpretazione.

Leggendo l’Osservatorio sulla disinformazione n. 2/2020 pubblicato dall’Agcom (tutto sul tema del coronavirus) e consultabile online, apprendiamo inoltre altri interessanti dettagli sullo stato dell’informazione durante la pandemia. Se infatti in generale resta ovviamente elevata l’attenzione dei media sul coronavirus, rispetto al periodo che va dal 21 febbraio al 21 marzo sono in calo sia il numero di notizie (vere e false), sia le notizie prodotte da fonti di disinformazione, sia le ricerche effettuate online dagli utenti sul coronavirus. Cala anche il numero di interazioni sui social relative ad argomenti legati alla pandemia.

In forte aumento invece le minacce informatiche legate all’argomento: “Nel mese di marzo, sono state rilevate diverse tipologie di attacchi informatici connessi al tema del coronavirus. Tra le più subdole si riscontra la diffusione di app che fanno leva sulle paure degli utenti. La finalità prevalente di tali minacce sembra essere economica, oltre alla sottrazione di credenziali per attacchi futuri”, si legge nel documento. Tra le principali minacce troviamo diversi malware, ransomware (i virus che infettano i computer cifrando poi tutti i dati presenti al fine di chiedere un riscatto per la loro restituzione), campagne di phishing (sottrazione di dati personali e sensibili attraverso l’invio di mail ingannevoli) e applicazioni malevole di vario tipo.

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