Osservare la politica italiana dall’estero offre spesso degli spazi di riflessione estremamente diversi rispetto a quelli di chi è immerso nelle dinamiche nazionali. Per quanto riguarda il Covid-19, spesso agli emigrati italiani in altri paesi viene spontaneo confrontare la gestione della crisi tra due diversi stati: quello in cui si risiede e quello da cui si proviene.

Nel mio caso, noto una differenza abissale tra le scelte politiche di Boris Johnson e quelle adottate dal governo Conte II; il primo rischia di perdere consensi a causa della miope decisione di ritardare il lockdown in un momento storico nel quale lo spazio delle negoziazioni con l’Unione europea (con riferimento alla Brexit) si accorcia e si complica.

Considerando inoltre il periodo post-pandemia, il leader conservatore si ritroverà a fronteggiare allo stesso tempo la crisi economica (che con buona probabilità sarà causata dal coronavirus) e il difficile passo storico della definitiva uscita dall’Ue.

Inoltre, i partner commerciali extra-europei che Johnson vedeva come sponda di salvezza e rinascita (come per esempio gli Stati Uniti) dovranno anche loro concentrarsi sul combattere la recessione sul fronte interno. Nel caso degli Stati Uniti poi, nel novembre del 2020 avranno luogo le elezioni presidenziali e il premier britannico deve sperare nella riconferma del suo alleato Donald Trump per far sì che il suo progetto politico possa avere la riuscita da lui auspicata.

Il nostro primo ministro invece, sulla cresta dell’onda nei sondaggi nazionali, viene portato come esempio internazionale nella battaglia contro il coronavirus. Conte non si sta sottraendo a interviste e dichiarazioni sia nel nostro paese, sia all’estero. Mi ha molto colpito vedere interviste a diverse trasmittenti internazionali tra le quali, la famosa Al-Jazeera del Qatar.

La chiusura e le misure restrittive imposte in Italia sono riuscite a combinare un bisogno di “sicurezza” (sentimenti prima convogliati in consensi per Matteo Salvini sul tema dei migranti) e di libertà (la voglia di ritornare alla vita precedente “più uniti di prima”).

Nonostante questa crisi abbia mostrato quanto la cultura del sospetto e la necessità di trovare un “nemico” – i “runner” o i meno rigorosi nel rispettare le restrizioni – sia ancora molto radicata nel nostro paese, l’Italia di oggi ha per forza di cose riscoperto un senso civico che sembrava oramai quasi dimenticato. Il premier italiano è riuscito infatti a realizzare quello che la sinistra in Italia non riusciva a fare da tempo: dare ai cittadini un senso di sicurezza (che non si traduca nei temi cari alla destra nazionalista/populista), combinando le necessarie restrizioni alla solidarietà e responsabilità collettiva. Di conseguenza, si percepisce anche una maggiore fiducia dei cittadini nei confronti del proprio presidente del Consiglio e quindi anche verso le istituzioni.

Inoltre, gli attacchi diretti a Matteo Salvini e Giorgia Meloni in conferenza stampa – e altri più o meno indiretti nei mesi passati – hanno fatto sì che Conte in questo momento rappresenti il nemico politico delle forze di destra anti-europeiste come la Lega e Fratelli d’Italia. Come Giorgia Meloni, tra l’altro, Conte è diventato un fenomeno social bipartisan con pagine Instagram, Twitter e Facebook che fioccano di fan e “meme” (come per esempio la pagina satirica Le bimbe di Giuseppe Conte con più di centomila fan su Facebook).

Questo ultimo dato potrebbe a prima vista sembrare irrilevante se si legge attraverso le lenti del ventesimo secolo. Invece, nella politica degli anni dieci e venti del Duemila, la satira politica sotto forma di video, “gif” e “meme” sui social network rappresenta in parte la conseguenza della crescita di un nuovo personaggio politico.

Ora “l’avvocato degli italiani” si dovrà concentrare sulla riapertura progressiva del paese e alla ripresa economica, cercando di proporre un dialogo critico e propositivo – non distruttivo e ostruzionista – nei confronti delle decisioni da prendere in Europa. Se questa fase 2 riuscisse con i risultati sperati, non escluderei che Giuseppe Conte possa trovarsi nelle condizioni di poter fondare un partito di centro-sinistra, reclutando dai moderati del movimento Cinque Stelle, i suoi nuovi alleati di governo e alcuni membri del centro-destra.

Anche se lo trovo meno probabile, Conte potrebbe anche avere l’opportunità di acquisire la leadership del Movimento Cinque Stelle, il quale in questo momento appare privo di un punto di riferimento e in caduta libera. Tuttavia, per far sì che questa operazione sia credibile, il primo ministro dovrà tagliare i ponti con il passato.

È inaccettabile che nonostante il governo con il Partito Democratico si sia insediato da più di sette mesi, non ci sia stata una netta discontinuità con le scelte politiche precedenti (i decreti sicurezza dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini rimangono infatti ancora in vigore).

Qualche mese fa ho cercato di spiegare queste dinamiche alla mia coinquilina turca. Gli dissi infatti che il nostro premier aveva governato con la destra e con la sinistra nel giro di due anni. Lei non riusciva a comprendere come fosse stata possibile un’operazione del genere.

Le dissi che è effettivamente sconvolgente quello che è successo in Italia, anche se nel nostro paese è spesso avvenuto che dei politici abbiano cambiato “bandiera” più di una volta. Il caso Conte però rimane un’eccezione: cresciuto politicamente con i Cinque Stelle, premier con la Lega ed il Pd, l’attuale Presidente del Consiglio non è percepito come un politico legato culturalmente e politicamente con tali partiti.

Conclusi dicendo che Giuseppe Conte è un politico “senza tessera” ma che in questi ultimi mesi sta creando intorno al suo personaggio una nuova figura di riferimento per il paese.

In questi giorni pre-fase 2 si può dire che l’identità politica del primo ministro sia sempre più definita ed è netta la sensazione che Conte possa rappresentare un nuovo nucleo di aggregazione politica o alternativamente uno strumento di radicale cambiamento e ri-definizione del progetto politico dei 5 Stelle.

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