Ma la politica non doveva seguire l’indicazione degli esperti? Le scelte per il bene di tutti, in questa pandemia da Covid, non dovevano essere l’essenza delle indicazioni dei medici?

Se così fosse non è chiaro ciò che sta accadendo a Brescia o meglio all’ospedale Civile dove dall’inizio della crisi sanitaria è stato ricoverato un terzo dei malati positivi dell’intera provincia.

Il Civile di Brescia – più correttamente “Spedali Civili” – è una vera città nel centro della città in cui Regione Lombardia vuole inoculare un reparto Codiv permanente da 180 posti.

Il giornalista Eugenio Barboglio di Bresciaoggi – oltre a specificare la precisa collocazione, la scala 4 – ha dato conto delle perplessità emerse durante un lungo incontro che si è svolto tra medici, infermieri e Oss che hanno prospettato la diffusa preoccupazione nelle categorie sanitarie per un centro Covid nel cuore del Civile. Perplessità estese a molti primari e rappresentate direttamente all’amministrazione del Civile oltre che all’unità di crisi Covid. Il progetto di Regione Lombardia è un centro anti-Covid all’interno dell’ospedale bresciano. Un vero e proprio ospedale nell’ospedale, dedicato ai pazienti con Coronavirus.

Tutto ciò avviene in contemporanea al progetto di Comune e Università di Brescia di un ospedale da campo – sul modello di Emergency – all’interno dell’area della facoltà di Ingegneria, che sorgerebbe comunque a poche centinaia di metri di distanza, dallo stesso ospedale Civile.

Un progetto – da 120 posti letto – che non ha però mai goduto del favore della Regione.

Tornando alla questione interna agli “Spedali Civili” da un lato i vertici della struttura medica hanno fornito garanzie di sicurezza rispetto al progetto di un centro Covid ma dall’altra l’Unione Medici Italiani ha ritenuto opportuno rivolgersi – con una lettera – direttamente al ministro della Sanità Roberto Speranza. Questo è il testo:

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