Sono circa una decina gli avvisi inviati all’amministrazione americana da altrettanti ricercatori, medici ed esperti di salute pubblica americani che lavoravano alla sede di Ginevra dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità dopo i primi casi di coronavirus in Cina. Una notizia, quella pubblicata dal Washington Post, che cita fonti americane e internazionali spiegando che da anni funzionari dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta vengono inviati a turno a lavorare all’Oms, che se confermata smonterebbe in parte la ricostruzione fornita da Donald Trump che, prima di sospendere i finanziamenti in suo favore, ha accusato l’Agenzia delle Nazioni Unite di aver lanciato l’allarme con grave ritardo tenendo un atteggiamento di favore nei confronti del governo di Pechino.

Il quotidiano americano ricorda che i vertici delle autorità sanitarie Usa, nominati da Trump, sin dall’inizio della crisi sono stati in regolare contatto con i vertici dell’Oms e questo, insieme all’alto numero di esperti americani all’interno dell’organizzazione, contraddice la narrativa che il presidente nelle ultime settimane sta cercando di imporre e con la quale ha giustificato lo stop a circa 500 milioni di dollari di finanziamenti annui che Washington versa nelle casse dell’Agenzia Onu.

Una portavoce del dipartimento della Sanità americano, dopo la pubblicazione online dell’articolo del Post, ha confermato che a gennaio 17 funzionari americani, 16 dei Cdc di Atlanta, si trovavano al quartier generale dell’Oms “per lavorare a diversi programmi, compreso uno per il Covid-19 ed Ebola“. Ma ha sottolineato che nessuno ricopriva un “ruolo decisionale”: “Il fatto di avere americani che lavoravano all’Oms per fornire assistenza tecnica – ha detto – non cambia l’informazione ricevuta dalla leadership dell’Oms ed ora sappiamo che questa informazione era scorretta e si affidava troppo sulla Cina”, ha aggiunto la portavoce accusando l’agenzia internazionale di “non aver fatto pressioni” su Pechino, la cui “mancanza di trasparenza, sostenuta ed aiutata dalla leadership dell’Oms, ha compromesso la comprensione del virus e ritardato la risposta globale”.

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