Come annunciato il governo rinvia le elezioni regionali e comunali a causa dell’emergenza coronavirus. Si doveva votare a fine maggio, ma non si tornerà alle urne prima dell’autunno: la finestra elettorale per le Regioni, infatti, è compresa tra settembre e novembre, quella per i comuni si spinge fino al 15 dicembre. Ma alcuni amministratori locali non ci stanno. Quattro dei sette governatori che sono in scadenza di mandato hanno infatti scritto al governo per chiedere di votare in estate. “Ribadiamo la necessità di garantire agli elettori l’inalienabile diritto a esprimersi nei tempi più rapidi possibili, compatibilmente con l’andamento dell’epidemia. Pertanto, ritenendo, per quanto è possibile prevedere oggi, che l’estate sia la stagione più sicura dal punto di vista epidemiologico, ribadiamo la necessità di allargare la finestra di voto, come da noi richiesto, al mese di luglio”, recita la nota congiunta firmata dai presidenti di Liguria, Veneto, Campania e Puglia.

Una richiesta bipartisan, politicamente parlando, visto che Giovanni Toti e Luca Zaia sono esponenti di centrodestra (ex Forza Italia il primo, della Lega il secondo), mentre Vincenzo De Luca e Michele Emiliano appartengono entrambi al Pd. “Sulla finestra di luglio – continuano i quattro governatori – c’era stato un esito positivo dopo un consulto con molte delle Regioni che andranno al voto. Spiace che il Governo abbia approvato un diverso Decreto senza ulteriore confronto. In ogni caso è comune intendimento delle nostre Regioni convocare i cittadini al voto nella prima data utile consentita dal provvedimento del Governo”.

Replica indirettamente ai quattro presidenti, Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento: “Oggi – dice – in Consiglio dei ministri abbiamo deciso di rinviare le elezioni regionali per permettere la partecipazione democratica. Ipotizziamo un eventuale election day tra settembre e ottobre per risparmiare in termini di tempo e risorse”. Il governo, dunque, pensa a un unico giorno utile per votare alle Regionali, alle comunali e pure al referendum sul taglio dei parlamentari.

Il rinvio delle elezioni è stata la prima questione affrontata dal Consiglio dei ministri di lunedì 19 aprile. Inizialmente la tornata elettorale era prevista per metà maggio con sette Regioni chiamate alle urne, cioè Veneto, Liguria, Campania, Toscana, Marche, Puglia e Valle D’Aosta. Al voto devono tornare anche più di mille Comuni. Secondo quello che trapela il decreto approvato oggi dal Cdm proroga i Consigli regionali in scadenza fino al 31 agosto 2020. La data delle elezioni regionali potrebbe quindi essere fissata fino a 66 giorni dopo, ossia tra il 1 settembre e il 1 novembre. Saranno i governatori poi a stabilire la data del voto. La finestra prevista per le amministrative, invece, è stata fissata dal 15 settembre al 15 dicembre. Il governo, come ha detto il ministro D’Incà, vorrebbe fissare un unico election day per una domenica di fine ottobre, tra il 18 e il 25. A questo punto poi starebbe alle Regioni decidere se convergere sulla data.

Nei giorni scorsi alcuni presidenti di Regione – soprattutto quelli nettamente in vantaggio nei sondaggi dei mesi scorsi, cioè gli stessi che oggi hanno scritto al governo- avevano spiegato perché intendevano spingere per un voto estivo. “I governatori devono avere pieni poteri, e questi escono solo dalle urne, per gestire la sanità e fare il bilancio, e non è un caso che la sessione canonica per le elezioni sia in primavera”, diceva Zaia, riferendosi alla necessità di amministrare la fase due della ricostruzione post emergenza. Posizione condivisa anche da Toti: “Sulle elezioni insieme ai governatori Zaia, De Luca e ad altri, abbiamo già indicato al ministro degli Interni la data del 12 luglio nella considerazione che se riapriamo il paese non possiamo vietare il voto”.

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