L’Unione europea “ha bisogno di tutta la sua potenza di fuoco” nella risposta alla crisi economica generata dal coronavirus, “nello specifico attraverso l’emissione di titoli comuni“. Il premier Giuseppe Conte insiste sulla strada dei recovery bond come unica vera risposta dell’Ue alla crisi. Lo fa in un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung – disponibile in edicola sul Fatto Quotidiano del lunedì – in cui critica apertamente la linea contraria ai bond comuni tenuta finora da Berlino. Molti Paesi europei hanno guardato finora soltanto ai propri vantaggi, è il ragionamento del premier, la Germania ha “un enorme avanzo commerciale, superiore a quanto prevedano le regole dell’Ue” e con questo surplus non opera da locomotiva bensì da “freno per l’Europa“. Anche l’Olanda, la prima grande oppositrice agli eurobond, “con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali, che trasferiscono lì la propria sede, ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell’Unione”, sottolinea Conte.

L’intervista del presidente del Consiglio arriva a pochi giorni dal Consiglio europeo, in programma giovedì 23, in cui si deciderà la risposta europea alle conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza da Covid-19. Conte spiega alla Sueddeutsche Zeitung che il Mes in Italia ha una cattiva fama perché “non abbiamo dimenticato che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili perché ottenessero i crediti”. “Anche io sono fondamentalmente scettico sul Mes”, dice Conte nell’intervista in uscita in edicola domani ma anticipata in alcune brevi parti sul sito del quotidiano tedesco di Monaco. Alla domanda se il premier sia contrario al fondo salva-Stati, anche dopo che l’Eurogruppo ha dato il via libera alla Pandemic credit line, Conte risponde: “Vedremo se davvero la nuova linea di credito sarà senza condizioni“.

“È indiscutibile: l’Italia è stata lasciata sola“, dice ancora il premier, rispondendo a una domanda sulla sensazione degli italiani di essere stati lasciati soli all’inizio della crisi del coronavirus. “Anche Ursula von der Leyen si è scusata per questo a nome dell’Unione europea. Devo dire che ho molto apprezzato questo gesto”, afferma il presidente del Consiglio, che proprio oggi ha avuto una conversazione telefonica con la presidente della Commissione Ue. “I nazionalismi danneggiano l’Europa – aggiunge Conte – più o meno con la stessa forza del finto europeismo. Quello che serve è un europeismo critico, ma costruttivo“.

Il premier parla a uno dei più importanti quotidiani tedeschi. L’occasione per smentire anche “alcuni luoghi comuni” che “non trovo affatto divertenti. Tra questi quello di uno Stato spendaccione“, dice alla Sueddeutsche Zeitung. “A questo riguardo, sottolineo che negli ultimi ventidue anni, ad esclusione del 2009, l’Italia ha registrato un avanzo primario. Questo significa che i governi italiani hanno sempre speso meno di quanto incassato. Il nostro deficit è dovuto alle somme pagate per gli interessi sul debito che abbiamo ereditato dal passato dai tempi della Lira. Quindi, non solo lo Stato italiano non è spendaccione, ma rispetta i criteri europei sul deficit”, afferma Conte.

E “onoriamo sempre regolarmente i nostri debiti“, rivendica ancora Conte. “Gli addetti ai lavori sanno bene che l’Italia è un pagatore molto affidabile, direi eccellente. L’Italia è anche, come la Germania, un contributore netto nell’Ue, anche se questo viene spesso dimenticato”, ricorda infine il premier. Tutti argomenti che Conte vuole portare sul piatto della partita europea sull’emissione di titoli comuni, ricordando appunto che nemmeno Berlino e L’Aia sono senza peccati se si guarda alle regole Ue. Il punto di vista del governo tedesco e del governo olandese “deve ora cambiare“, dice Conte, determinato a chiedere uno “strumento finanziario comune, ambizioso ed equo“. “Viviamo un momento storico che ha bisogno di un salto di qualità politico. Io la vedo proprio come Emmanuel Macron: noi siamo entrambi convinti che in gioco ci sia il progetto politico europeo. Non sto parlando soltanto delle prossime elezioni, ma dell’idea dell’Europa“, sostiene Conte.

“Adesso viene sostenuto che gli italiani vorrebbero soltanto che gli altri Stati pagassero i loro debiti. Questa illazione non è soltanto sbagliata, ma è sconcertante. La storia dimostra il contrario: ogni volta che si è trattato di aiutare a rimettere in piedi Paesi ridotti in rovine da eventi epocali, l’Italia è sempre stata in prima linea: per esempio dopo la Seconda guerra mondiale”, ricorda il premier al quotidiano tedesco Conte. “In quel caso non solo prestammo solidarietà, ma aiutammo a generare una visione del futuro: alla fine nacque il progetto europeo”, aggiunge. “Anche adesso – conclude Conte – che ci troviamo tutti colpiti da un evento rispetto al quale nessuno può fare qualcosa, c’è bisogno di solidarietà gli uni con gli altri”.

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