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Coronavirus, anche l’Ungheria teme per l’Ungheria. E si associa alla lettera dei 13 Paesi contro i pieni poteri a Orban

Il messaggio di 14 stati membri condiviso anche dal ministero della Giustizia di Budapest. Una presa di posizione paradossale, visto che il via libera al governo per decreto a oltranza è stato deciso dal Parlamento e appoggiato dal governo. E il premier risponde ai Paesi Ue che lo vorrebbero fuori dal Ppe: "Con tutto il rispetto non ho tempo per questo"
Coronavirus, anche l’Ungheria teme per l’Ungheria. E si associa alla lettera dei 13 Paesi contro i pieni poteri a Orban
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“Siamo profondamente preoccupati per il rischio di violazione dei principi dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti fondamentali derivanti dall’adozione di determinate misure di emergenza“. Le parole pubblicate il 2 aprile sul sito del ministero della Giustizia ungherese sono le stesse che 13 Paesi europei (tra cui Francia, Germania e Spagna) hanno usato in una dichiarazione congiunta che esprime timori e dubbi sulla compatibilità con i principi democratici della legge approvata dal Parlamento di Budapest che dà pieni poteri a tempo indeterminato a Viktor Orban. Una lettera a cui il premier ungherese ha risposto: “Con tutto il rispetto non ho tempo per questo”, ha scritto ad Antonio Lopez Isturiz White, segretario generale del Ppe. “Non riesco ad immaginare come si possa avere tempo per fantasie sulle intenzioni degli altri paesi – scrive – Sono pronto a discutere ogni questione una volta che la pandemia sarà finita”. Ma “fino ad allora dedicherò tutto il mio tempo esclusivamente a salvare le vite del popolo ungherese”.

L’Ungheria si associa ai Paesi Ue – Eppure sul sito istituzionale del ministero della Giustizia – a cui fa capo János Áder, che peraltro è un esponente di Fidesz (il partito di Orban) – l’Ungheria “si unisce” alla linea espressa dai 13 Paesi Ue circa le misure di emergenza che dovrebbero “essere limitate a quanto strettamente necessario, essere di natura proporzionata e temporanea, soggette a regolare controllo e rispettare i principi sopra menzionati e gli obblighi di diritto internazionale. Non dovrebbero limitare la libertà di espressione o la libertà di stampa”. E, si legge ancora, “sosteniamo l’iniziativa della Commissione europea di monitorare le misure di emergenza e la loro applicazione per garantire il rispetto dei valori fondamentali dell’Unione e invitiamo il Consiglio Affari generali a occuparsi della questione, se del caso”.

Quella di Budapest è una presa di posizione paradossale, visto che il via libera che ha concesso pieni poteri a Orban è stato deciso dal Parlamento e appoggiato dal governo. E ora il premier può governare per decreto. Da Bruxelles la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ripete di essere “pronta ad agire se necessario”, anche se le istituzioni Ue dimostrano di avere le mani legate e al momento non sono stati presi provvedimenti. Ma la decisione ungherese ha scosso anche il Ppe, famiglia politica di Fidesz all’europarlamento, dove tredici deputati hanno chiesto la sua espulsione. Da mesi il partito è stato sospeso.

Viktor Orban replica al Ppe dopo che ieri 13 partiti del centrodestra europeo avevano esortato l’espulsione di Fidesz. “Con tutto il rispetto non ho tempo per questo”, scrive Orban a Antonio Lopez Isturiz White, segretario generale del Ppe. “Non riesco ad immaginare come si possa avere tempo per fantasie sulle intenzioni degli altri paesi – scrive – Sono pronto a discutere ogni questione una volta che la pandemia sarà finita”. Ma “fino ad allora dedicherò tutto il mio tempo esclusivamente a salvare le vite del popolo ungherese”.

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