Il congelamento delle cedole consentirà alle banche europee di accantonare fino a 30 miliardi di capitale, con cui potrebbero attivare fino a 450 miliardi di prestiti al sistema europeo. Ma se la Francia ha già ipotizzato lo stop alle cedole come “condizione” per l’eventuale accesso agli aiuti di Stato, la Germania invece ha lasciato libertà di movimento alle banche pubbliche. In compenso, in entrambi i casi, i governi sono all’opera per contenere i bonus dei manager. Una misura, quest’ultima, che dovrebbe riguardare non solo le banche, ma tutti i settori produttivi.

“La Bce chiede la rinuncia ai dividendi. DZ Bank (la seconda banca tedesca, ndr) e le principali istituzioni di diritto pubblico possono comunque distribuire utili”, spiega il giornale tedesco Handelsblatt del 29 marzo. Il motivo? “In tali casi, il pagamento di un dividendo rimane all’interno del gruppo finanziario delle casse di risparmio o delle cooperative” e quindi nel sistema bancario, come ha precisato Joachim Wuermeling, membro del consiglio di amministrazione della Bundesbank.

Detta in altri termini, se Commerzbank ha già fatto sapere che si allineerà ai desiderata di Francoforte e Deutsche bank ha già una politica di zero cedole, non è detto che faranno lo stesso istituti pubblici del calibro della Landesbank Baden-Württemberg o della Kreditanstalt für Wiederaufbau (Kfw). Inoltre i tedeschi hanno fatto sapere che non bloccheranno le operazioni infragruppo. “Vogliamo evitare che nell’attuale situazione di incertezza dovuta alle distribuzioni, il capitale tanto necessario possa successivamente fuoriuscire dal sistema bancario – ha spiegato al quotidiano Handelsblatt il membro del consiglio della Bundesbank Joachim Wuermeling – Tuttavia, questo non è il caso dei pagamenti tra società madri e filiali all’interno di gruppi bancari”. Di qui la possibilità per la HypoVereinsbank di Monaco di pagare alla società madre UniCredit un dividendo di 3,29 miliardi di euro.

Decisamente più tesa la situazione in Francia, dove al momento sono ancora all’ordine del giorno il versamento di cedole sia alla Bnp Paribas che alla Société Générale. Tuttavia il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha chiesto a “tutte le imprese, soprattutto le più grandi di far prova della massima moderazione” sui dividendi. In un’intervista rilasciata alla BFM TV, il numero uno del Tesoro ha precisato che “in questo momento tutto il denaro deve essere utilizzato per far funzionare le imprese. Le aziende che chiederanno l’aiuto dello Stato con lo slittamento di contributi e tasse e che verseranno dei dividendi dovranno rimborsare gli aiuti e subiranno delle penalità”.

Inoltre, anche le imprese che vorranno beneficiare della garanzia pubblica per ottenere un finanziamento si vedranno rifiutare ogni supporto nel caso in cui abbiano versato dividendi. “E’ una questione di responsabilità” ha concluso Le Maire che ha interpretato il sentimento comune dei francesi, particolarmente inquieti soprattutto nelle banlieues, le periferie della capitale. “Bisogna mettere delle condizioni agli aiuti pubblici perché vadano in priorità ai più vulnerabili, con l’obiettivo di assicurare pagamenti di salari e fornitori e sostenere le attività economiche essenziali. Sarebbe incomprensibile e inaccettabile che un solo euro di aiuto pubblico venga versato in dividendi o in riacquisto di azioni sul mercato o per bonus ai dirigenti” ha spiegato il responsabile giustizia fiscale della Ong Oxfam France, Quentin Parrinello. In sintesi, niente soldi pubblici se devono servire ad arricchire investitori o manager.

Anche Madrid è allineata con Parigi: il Santander ha già annunciato la decisione di posticipare la cedola. Con il presidente e l’amministratore delegato del Santander, rispettivamente, Ana Botin e Jose Antonio Alvarez che hanno donato il 50% loro stipendi in beneficenza per la battaglia contro il virus. Sul taglio dei compensi hanno seguito l’esempio anche i vertici del Bbva che però non si sono espressi sul dividendo.

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