Sperimentare a Milano le applicazioni per il tracciamento digitale che possono aiutare a contenere la diffusione del coronavirus. A proporlo è il primo cittadino ambrosiano, Giuseppe Sala, in un’intervista al Corriere della Sera. Il sindaco si dice favorevole alle app per il tracciamento delle persone, “a condizione che si trovi la formula per normarla temporaneamente. Va bene, ma per un periodo definito. Ho studiato ciò che è stato fatto in Cina e in Corea del Sud. Oggettivamente vale la pena di pensarci”.

Per Sala “se so che muovendomi vado in una zona dove il contagio è più alto, magari ci penso due volte prima di andarci. Al contrario se riscontro la mia positività permetto a chi mi ha incontrato recentemente di stare all’erta. Non ho nessun problema a cedere il mio spazio di privacy”. E Milano potrebbe essere la città dove sperimentare il tracciamento digitale “perché i milanesi sono quelli che tradizionalmente si muovono in maniere più frenetica. Sarebbe utile e interessante che il governo sperimentasse questa possibilità su Milano”.

Parlando della sua città, il sindaco dice al quotidiano di via Solferino: “Milano ha il dovere per sé stessa e per il sistema sanitario di resistere. La guerra non è affatto finita, però permettetemi di dire che i milanesi si stanno comportando bene e di questo li ringrazio”. A Palazzo Marino, intanto, immaginano già il futuro. “Da parte mia – continua Sala – sto cominciando a pensare come sarà la ripartenza. Lo so bene che è prematuro e che mi espongo alle critiche, ma ritengo che sia fondamentale essere preparati e non improvvisare. Partendo da un dato difficilmente contestabile: non esisterà un giorno ‘uno’ in cui andremo tutti in piazza con la fanfara al grido ‘ripartiamo“. Sarà una ripartenza – sottolinea – “graduale che non esclude stop and go”.


Il primo cittadino spiega di stare lavorando “a tre grandi capitoli“. Il primo: “Va modificato il sistema delle infrastrutture. In primis penso ai trasporti e la mobilità perché cambierà il nostro modo di muoverci. Ma penso anche alle infrastrutture digitali perché questa emergenza ci ha insegnato che la fame di banda larga è enorme. Ne sto già parlando con i grandi operatori. Il secondo: va fatto un piano per gli spazi di grande concentrazione, dallo stadio ai cinema”. “Pensiamo a San Siro – aggiunge -. Non è solo il fatto di essere seduti uno di fianco all’altro, ma penso ai grandi assembramenti all’ingresso per i controlli”. “Niente – sottolinea sempre Sala – sarà come prima, ma vedremo se qualcosa diventerà meglio di prima”. Il terzo capitolo è sulla ripartenza dell’economia: “Le grandi aziende baderanno al loro destino, certamente io garantirò dialogo e supporto, ma da sindaco dovrò lavorare molto sulle piccole iniziative economiche e culturali. Questi sono i capisaldi della ripresa. Dopo, solo dopo, si potrà pensare al resto”.

Il primo cittadino racconta anche la sua opinione sull’organizzazione della sanità in Regione. “In Lombardia, a differenza di Emilia e Veneto, si è puntato più sulle grandi infrastrutture ospedaliere, anche private, a scapito della rete sociosanitaria del territorio, consultori, medici di base. Sono proprio questi ultimi a denunciare le loro difficoltà. Stanno facendo una battaglia che va al di là delle loro forze senza strumenti adeguati. Dopodiché io mi confronto e lavoro con Fontana ogni giorno. Ci manca solo che ci litighi! Non l’ho fatto e non lo farò”.

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