Una risposta rapida per salvare l’economia e proteggere il lavoro dei cittadini di fronte a una pandemia che è “una tragedia umana di proporzioni potenzialmente bibliche”. In una lunga analisi sul Financial Times l’ex presidente della Bce, Mario Draghi, illustra la sua ricetta per uscire dalla crisi economica che sta generando il coronavirus, da un lato avvertendo la Ue sui rischi di una “crisi irreversibile” e dall’altro invitando i governi ad intervenire: una sorta di nuovo “whatever it takes”.

“La priorità non deve essere solo offrire un reddito di base a chi perde il lavoro – si legge nel suo intervento – Dobbiamo proteggere la gente dalla perdita del lavoro. Se non lo facciamo emergeremo dalla crisi con una permanente occupazione più bassa”. A quella che definisce la “guerra” contro il Covid-19 “è già chiaro che la risposta deve coinvolgere un significativo aumento del debito pubblico”. La perdita di reddito del settore privato, scrive Draghi, “dovrà essere eventualmente assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci dei governi”. Livelli di debito pubblico più alti, spiega l’ex numero uno della Bce, “diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e sarà accompagnata da una cancellazione del debito privato”.

E invita i Paesi dell’Unione Europea alla rapidità: “La velocità del deterioramento dei bilanci privati, causata da uno shutdown che è inevitabile e opportuno” deve incontrare “un’uguale velocità nel dispiegare i bilanci dei governi, mobilitare le banche e, come europei, sostenerci uno con l’altro in quella che è evidentemente una causa comune”. Per Draghi le misure prese dagli esecutivi per prevenire il collasso del sistema sanitario sono state “coraggiose e necessarie”.

Si tratta di azioni che “vanno sostenute” anche se comportano un “alto e inevitabile costo economico”, aggiunge nel giorno in cui l’asse Conte-Macron preme per i coronabond, frenati da Angela Merkel. Le riflessioni dell’ex presidente della Bce arrivano a meno di una settimana dal ravvedimento del suo successore Christine Lagarde, passata da una tattica attendista al piano da 750 miliardi di euro accompagnato dal “non ci sono limiti all’impegno della Bce per l’Euro”, una frase che, significativamente, è andata a sostituire, e allo stesso tempo confermare, il ‘whatever it takes’ di Draghi.

Nell’aggravarsi “giorno dopo giorno” della crisi, “l’appropriato ruolo dello Stato”, continua l’ex guida della Bce sul quotidiano economico inglese, è “quello di dispiegare il suo bilancio per proteggere i cittadini e l’economia contro shock di cui il settore privato non è responsabile e non può assorbire”. E mette in evidenza che le “guerre sono state finanziate da aumenti del debito pubblico”.

Una situazione paragonabile a quella attuale: “Ci troviamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza”. La sfida, scrive, è “come agire con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione si trasformi in una prolungata depressione, resa ancora peggiore da una pletora di default che lasciano danni irreversibili”. Sotto diversi punti di vista, conclude, l’Europa è ben equipaggiata” per affrontare questo “shock straordinario”: “Ha una struttura finanziaria capace di far confluire fondi in ogni parte dell’economia. Ha un forte settore pubblico in grado di coordinare una risposta rapida. La velocità è essenziale per l’efficacia”.

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