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Coronavirus, dall’ottimo ‘Io resto a casa’ all’inefficace ‘Andrà tutto bene’: tutti gli slogan della pandemia - 2/4

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“Io resto a casa”, lo slogan della svolta

Nelle ore prima del decreto #IoRestoaCasa annunciato da Giuseppe Conte il 9 marzo, con cui ha esteso le restrizioni della zona rossa a tutta Italia chiedendoci appunto di non uscire, decine di vip come Fiorello, Jovanotti e Chiara Ferragni, insieme ad opinionisti, giornalisti e politici avevano iniziato a far girare lo slogan, spianando la strada a questa forte richiesta del governo. Da quel momento la maggior parte degli italiani è effettivamente rimasta a casa, mentre fino al giorno prima affollavano i luoghi pubblici.

L’efficacia di questo slogan sta nella sua formula in prima persona: “io” resto a casa. Questo sfrutta tre leve persuasive.

1 – Riprova sociale: se in tanti dicono “io resto a casa” significa che è la cosa giusta da fare. È quello che viene definito anche volgarmente effetto gregge. L’essere umano, per sopravvivere, imita volentieri i comportamenti della maggioranza. Questa tecnica di persuasione e la successiva sono state descritte dal prof. Robert Cialdini nel suo libro Le Armi della persuasione.

2 – Impegno e coerenza: se dichiaro pubblicamente “io resto a casa” (per esempio con un post sui social) sarò più portato a rispettare l’impegno, per mostrare coerenza agli occhi di chi ha assistito alla mia dichiarazione.

Su queste potenti leve il ministero della Salute ha rincarato la dose fornendo ai cittadini un cartellino con lo slogan da stampare e attaccare alla porta per “dire ai tuoi vicini” di fare come te. In questo modo tu dichiari al vicinato che resti a casa (impegno e coerenza), nel frattempo li spingi ad imitarti (riprova sociale). Ottima iniziativa.

3 – Al contrario della formula in seconda persona: “resta a casa”, quella in prima persona “io resto a casa” non include alcun comando. Istintivamente respingiamo gli ordini dati in questo modo. Figuriamoci se poi riguardano la nostra libertà e sono dati da un governo. Inoltre, leggendo lo slogan più volte al giorno, diciamo a noi stessi “io resto a casa”, inviandoci da soli un comando al subconscio. Una sorta di training autogeno, una lieve autoipnosi.

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