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Frecciarossa deragliato, la difesa di Alstom: “Il processo di controllo di fabbricazione e qualità è approvato da Rete ferroviaria”

Dopo giorni di silenzio, Alstom risponde sul pezzo dello scambio che sarebbe alla base dell'incidente del Frecciarossa avvenuto a Ospedaletto Lodigiano e che ha provocato la morte di due macchinisti. La replica di Rete ferroviaria italiana: "Prodotti arriva sigillati e con dichiarazioni di conformità in cui il costruttore attesa 'sotto la propria esclusiva responsabilità' che sono conformi ai disegni costruttivi"
Frecciarossa deragliato, la difesa di Alstom: “Il processo di controllo di fabbricazione e qualità è approvato da Rete ferroviaria”
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Il processo di controllo della qualità che ha portato sui binari il lotto di cui faceva parte l’attuatore installato sul deviatoio numero 5 al chilometro 116 della rete Alta Velocità verso Bologna è stato “approvato” da Rete ferroviaria italiana. Dopo giorni di silenzio, Alstom risponde sul pezzo dello scambio che sarebbe alla base dell’incidente del Frecciarossa avvenuto a Ospedaletto Lodigiano e che ha provocato la morte di due macchinisti. I cablaggi invertiti nel pezzo che la squadra di manutentori Rfi ha installato sarebbero la base tecnica dell’errore di posizionamento dello scambio, anche se resta da verificare se ci sia stato controllo a vista della posizione, che era “rovescio” e portava in un binario di servizio invece di essere piazzata su “dritto” verso Bologna.

“L’installazione e la manutenzione degli scambi viene effettuata dal cliente finale”, spiega la società che ha prodotto l’attuatore sotto indagine dopo il deragliamento del Frecciarossa avvenuto lo scorso 6 febbraio. Alstom precisa che “l’attuatore in oggetto fa parte di un lotto che è stato soggetto ad un accurato processo di controllo di fabbricazione e di qualità approvato da Rfi e opportunamente seguito e documentato”.

Ogni prodotto Alstom, prosegue la nota, è il frutto di un “lavoro in ricerca e sviluppo, dell’utilizzo di tecnologie produttive avanzate e di scrupolosi processi di controllo certificati ISO 9001, sottoposti alla validazione dei committenti”. È “in questo modo”, si legge ancora, che Alstom “garantisce la visibilità delle attività di dettaglio e la loro condivisione, per fornire un prodotto sicuro e affidabile”. L’azienda precisa inoltre che “l’installazione e la manutenzione degli scambi viene effettuata dal cliente finale” e che 5 degli 11 attuatori di quel lotto sono “già da tempo operativi e funzionanti”.

Rete ferroviaria italiana, però, non incassa. Anzi. La società prende posizione ufficiale e replica che “ogni singolo elemento viene rilasciato – sigillato – dalla ditta produttrice con un’apposita dichiarazione di conformità, in cui il costruttore attesta ‘sotto la propria esclusiva responsabilità’” che i prodotti “sono conformi ai disegni costruttivi e a quanto previsto dai processi di controllo qualità dell’azienda stessa”.

Alstom respinge quindi le accuse sul possibile difetto di fabbricazione, innescando un botta e risposta, e sottolinea come l’istallazione sia stata a carico di Rete ferroviaria italiana. Un punto centrale dell’inchiesta, perché bisognerà ricostruire cosa prevedevano le regole per i manutentori dell’Alta Velocità. Nei verbali d’interrogatorio, due dei cinque operai che hanno agito sull’attuatore – come anticipato da Il Fatto Quotidiano – hanno confermato di non aver effettuato un controllo a vista sui binari per verificare la concordanza tra quanto disposto e la posizione reale dello scambio. Era necessario portarsi sui binari prima di dare l’ok alla Dco di Bologna per la riapertura della linea senza prescrizioni? C’è stato, insomma, anche un errore umano o il difetto del pezzo è la sola causa della tragedia?

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