Sabato 1 febbraio 2020 a Lecco è avvenuto un fatto di cui pochissimi avranno percezione: ma si è trattato di un fatto storico. In una bella sala dalle dimensioni generose, piena come un uovo, del Palazzo Falck è stata fondata una nuova Associazione: è stata battezzata col nome un po’ forte ma assolutamente onesto di ‘Alleanza Civica’.

Per la verità ci sono andato più mosso dal desiderio di incontrare persone che stimo molto e che ormai, un poco tradito dagli anni, da tempo non incontravo più: persone notevoli, di quelle che io definisco ‘pensanti’, che formano una delle ‘comunità’ politiche (non partitiche) più numerose e costanti che abbiamo quanto meno in Lombardia. Certo, ho incontrato e salutato amici, ma soprattutto sono uscito dall’incontro molto diverso da com’ero entrato.

Sono entrato con un atteggiamento molto sospetto: quella parolina, ‘civismo’, non mi aveva mai catturato. Evocava in me una sorta di revival del ricordo dei Comuni e delle Signorie della nostra storia: e in questa sorta di resurrezione non ci credevo e non ci credo. Poi, con l’andare degli interventi (moltissimi e da molte parti dell’Italia) ho rimesso a fuoco i miei concetti. E ne sono uscito entusiasta.

Dalla Lombardia, dal Veneto, dal Piemonte, dalla Liguria, dall’Emilia: dal fitto di quella sala (c’era molta gente fuori) venivano al microfono a testimoniare il loro ‘perché’. Avevamo in sala Piero Bassetti (e tutti aspettavano il suo intervento); con messaggi filmati erano presenti anche Claudio Signorile (ex-ministro Psi) e Beppe Sala (sindaco di Milano).

Dopo qualche intervento – con la mia tradizionale lentezza – cominciai a mettere a fuoco. Capii che si trattava di una iniziativa che coglieva una verità. Oggi il potere non sta più a Roma, al centro: il potere, quello vero e più vicino alla gente, sta sul territorio. E viene, in concreto, amministrato tutti i giorni, quasi ora per ora: i cittadini di qualsivoglia Comune (i cives) possono rivolgersi agli amministratori comunali. Coi partiti ormai parlano poco.

Un tempo c’erano le sezioni dei partiti politici, che in realtà erano sempre dei bar, dei locali dotati di qualche confort e ristoro, dove però al tavolo chi veniva parlava di ‘politica’, magari giocando a briscola, ma mai di calcio. L’avvento della televisione ha generato una diffusa solitudine (in quante famiglie si hanno televisori per ogni stanza, per cui ciascuno può isolarsi perfino in una assurda solitudine familiare imbottita di notizie belle o brutte, vere o false). I partiti politici non sono più, oggi, strumento di aggregazione attiva, fondata sulla fiducia: anzi, il loro discredito ha raggiunto valori secondo me irreversibili. A me oggi sembrano monumenti alla solitudine.

Se hai un problema, oggi, e se non hai santi in Paradiso (cioè quasi tutti), a chi ti rivolgi? Alla sede di un Partito? No, cerchi un contatto col Sindaco del tuo Comune: lui ti rinvierà spesso ad un assessore, che spesso è arrivato eletto in quel Comune portato da una lista civica, non da un partito. In quel momento quell’assessore è espressione di un potere (in senso buono, positivo) che ha interesse ad aiutarti. Te ne ricorderai alle future votazioni…

Ma che cosa può un singolo amministratore locale? Spesso non tantissimo. Altra cosa sarebbe se ci fosse una organizzazione, una struttura di collegamento a-partitica (penso al termine screditato) in cui questo amministratore locale possa trovarsi, scambiare notizie, riflessioni.

Occorre quel che oggi modernamente si definisce una ‘rete’, un ‘network’ in termini anglosassoni. Ecco, questa è stata per me la (enorme) novità: è vero, è una strada costruttiva e poderosa, anche se difficile. Ma è una strada positiva: questa è l’interpretazione della parola ‘civismo’ con la quale sono uscito da Palazzo Falck. Mi sentivo quasi frastornato. E’ una ‘via politica’ nuova, innovativa, che parla con il popolo: è una svolta che, a mio parere, ha un contenuto ‘storico’.

Di qui può davvero uscire una ‘cultura nuova’ di contrasto alla solitudine: un cittadino che entra in questo nuovo look della politica (quella buona, per capirci chiaramente) non entra in partito, ma attiva un colloquio diretto con colui che lui stesso ha eletto. Lo può informare di tante cose, lo può istruire su come deve comportarsi con la popolazione che con lui ha contatti. Lo può modellare per farne davvero – e finalmente – un buon politico: figura che oggi spesso ci manca e di cui, nella nostra un po’ triste solitudine, abbiamo uno straordinario bisogno.

E vengo a Piero Bassetti. Non scopro l’America se dico che si tratta di uno dei pochi italiani definibili maitre-à-penser. Una ricchezza preziosa: e a Lecco Piero Bassetti ha tenuto fede alla sua statura. E’ stato straordinario: me lo sono ‘bevuto’ con golosità. Chiaro, focoso come un giovane, logico e suadente. Una persona delle pochissime capaci di volare alto: è di questo tipo di cultura che tutti noi abbiamo un insostituibile bisogno.

IL DISOBBEDIENTE

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