Quaranta secondi. Questa la durata dell’incontro tra Conor McGregor e Donald Cerrone. L’imperatore delle arti marziali miste targato Irlanda ha battuto ‘Cowboy’ Cerrone in occasione dell’evento Ufc 246 per Tko. La cornice della T-Mobile Arena di Las Vegas ha accolto McGregor dopo quasi un anno e mezzo di inattività. Il suo ultimo incontro, infatti, si è svolto in occasione di Ufc 229 – quando a ottobre 2018 perse contro Khabib Nurmagomedov.

Conor McGregor ha costruito la propria notorietà sui successi sportivi e sulla spettacolarizzazione delle finte inimicizie, strategicamente alimentate nelle settimane precedenti ai suoi incontri per polarizzare i fan, invogliarli a osservare l’incontro e generare maggiori entrate. Eppure McGregor ha dato forti segnali di cambiamento: prima, durante e dopo l’incontro.

Prima della lotta con Donald Cerrone ha infatti limitato al minimo le apparizioni sui media, focalizzando la propria attenzione sull’allenamento e la gestione del peso. Anche durante la Pre-Fight Press Conference della Ufc, in cui i fighter vengono esposti all’attenzione dei giornalisti, McGregor ha speso parole positive per il suo avversario, per i suoi record professionali e persino per il suo outfit.

Nelle parole di Dana White, Presidente della Ufc, McGregor “è sembrato una persona felice” lungo tutte le fasi anticipatorie dell’incontro, mosso da sentimenti positivi – come il rispetto dell’avversario, l’apprezzamento verso il proprio training camp e l’amore verso la famiglia. Una persona, dunque, completamente differente da quella “oscura”, sempre usando le parole del Presidente White, cui avevamo assistito in occasione della conferenza stampa con Khabib Nurmagomedov.

Nel settembre 2018 fu infatti scritta una delle pagine più buie della storia delle Mma, e indubbiamente della Ufc – l’organizzazione più potente in questa disciplina. Il fighter irlandese si presentò all’appuntamento coi media armato di Proper No. Twelve, cioè una bottiglia del suo brand di whisky, e un arsenale di insulti pesantissimi nei confronti del suo avversario russo, della sua famiglia e persino della sua religione.

Il video del costante attacco verbale di McGregor fece il giro del mondo e l’avversario, Nurmagomedov, rifiutò persino di partecipare alla successiva conferenza stampa. Come intuibile da una basica analisi del linguaggio dei loro corpi, l’alcolica aggressività di McGregor celava un’insicurezza di base – così come la gelida compostezza del fighter russo avrebbe portato l’eroe del Daghestan a mantenere il focus e vincere per sottomissione contro McGregor.

Da allora Conor McGregor ha imparato la lezione. I media distraggono, e le inimicizie sottraggono energia mentale che deve essere invece dirottata verso il training camp, cioè il periodo di allenamento ad alta intensità che precede un incontro importante. Quello di sabato sera, a Las Vegas, è stato infatti un McGregor chirurgico, che è riuscito a scrivere un’importante pagina della storia della Ufc – stavolta positiva.

Il combattente irlandese è infatti riuscito a colpire con un calcio sinistro alla testa un veterano come Donald Cerrone, noto alle cronache per essere tra le altre cose il fighter con il maggior numero di ko per headkick. Cerrone è uscito dal ring, e stato condotto in ospedale, senza aver portato neanche un colpo significativo al suo avversario irlandese – cioè senza mai andare a segno. Una prestazione maiuscola in una categoria di peso relativamente nuova per McGregor, quella dei welter, che ora catapulta il fighter di Dublino verso scenari potenzialmente infiniti.

Alle sue porte, infatti, ci sono all’orizzonte sia la rivincita con Khabib nei pesi leggeri, sia il titolo con Kamaru Usman nei welter, sia lo scontro con Jorge Masvidal per il Bmf title, creato ad hoc dalla Ufc in occasione dell’incontro tra Masvidal e Nate Diaz – altro atleta contro cui McGregor potrebbe scontrarsi per il terzo match col fratello del più celebre Nick Diaz. A differenza degli altri atleti, cui gli incontri vengono mediamente assegnati dall’alto, McGregor sceglierà a chi concedere l’onore di condividere il ring – e gli incassi – con lui.

Che al mondo piaccia o meno, l’imperatore irlandese è di nuovo al comando.