Huawei continua a portare avanti i propri piani di indipendenza dai servizi di Google, come già annunciato poco tempo fa. È di oggi infatti l’annuncio di un accordo tra il colosso cinese e TomTom, azienda olandese famosa per i propri dispositivi di navigazione, ma che sviluppa anche mappe e servizi di navigazione. L’intento, ovvio, è quello di utilizzare entrambi in una propria futura applicazione per smartphone.

Come ben sappiamo, infatti, lo scorso maggio Huawei è stata inserita dagli Stati Uniti all’interno della Entity List – l’elenco nel quale sono presenti aziende e soggetti ritenuti dagli stessi USA in grado di intraprendere attività potenzialmente contrarie alla propria sicurezza o ai propri interessi di politica estera. Come conseguenza di questo inserimento in lista, a Huawei viene di fatto vietato di avere rapporti commerciali con le aziende statunitensi.

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A seguito della recente distensione tra Cina e Stati Uniti in realtà a molte aziende è stata concessa una speciale licenza da parte del Dipartimento del Commercio statunitense, che le dispensa dal rispettare il divieto. Purtroppo però al momento tra queste aziende non c’è Google che di conseguenza non può concedere l’utilizzo del proprio sistema operativo Android nella sua forma più completa, a Huawei, che quindi lo installa, ma al netto di tutti i servizi del colosso di Mountain View. Un colpo pesante perché sappiamo benissimo che, allo stato attuale, uno smartphone senza app è poco più di un fermacarte.

Nell’incertezza dei futuri sviluppi di questa complessa situazione, è normale dunque che Huawei si stia tutelando, per sviluppare soluzioni alternative ai servizi e alle app di Big-G. È in questo contesto che si inserisce appunto l’accordo odierno con TomTom, per altro già concluso da tempo, a quanto dichiarato dal portavoce di TomTom Remco Meerstra, ma reso pubblico solo ora.

In realtà l’ultima parola sulla questione Huawei sarà pronunciata il prossimo 16 febbraio. In quel giorno infatti scadrà la proroga concessa dal Dipartimento del Commercio. Se dunque il divieto dovesse essere definitivo, l’azienda cinese sarà costretta a rinunciare non solo a Google ma anche a molti altri fornitori, viceversa si tornerà alla normalità. Ad oggi però la sensazione è che il Piano B di Huawei sia ormai un Piano A, a prescindere dalle decisioni che verranno prese e questo per la volontà di ridurre la propria dipendenza da aziende statunitensi, in modo che la situazione attuale non possa ripetersi in futuro.