La Cina ha ordinato agli uffici governativi e alle istituzioni pubbliche di sostituire computer e software stranieri con tecnologie nazionali entro tre anni. Lo riporta il Financial Times, che dà notizia di una direttiva dell’Ufficio centrale del Partito comunista cinese. Si tratterebbe di un duro colpo per Hp, Dell e Microsoft. Secondo il giornale finanziario londinese, le compagnie americane hi-tech guadagnano almeno 150 miliardi di dollari l’anno in Cina. La misura è la prima direttiva nota al pubblico che contiene obiettivi specifici per gli acquirenti cinesi di passare ai fornitori domestici di tecnologia.

La politica è una risposta alle mosse dell’amministrazione Trump per frenare l’uso della tecnologia cinese. Washington ha infatti vietato alle imprese statunitensi di fare affari con Huawei e ha proposto di istituire un controllo preventivo sulle vendite di prodotti tecnologici negli Usa provenienti da “avversari stranieri”. Inoltre, Trump ha fatto pressioni sugli alleati europei per escludere Huawei dai progetti di rete 5G.

Il piano di Pechino è graduale ma serrato. Soprannominato “3-5-2“, prevede un primo taglio della tecnologia straniera pari al 30% entro il 2020, al 50% nel 2021 e al residuo 20% nel 2022. La politica del 3-5-2, afferma il quotidiano della City, fa parte di un più grande programma che vuole spingere le agenzie governative cinesi e gli operatori di infrastrutture critiche a usare tecnologia “sicura e controllabile”, come sancito dalla legge sulla cyber-sicurezza emanata nel 2017. Ma le recenti sanzioni degli Stati Uniti hanno reso più urgente il progetto.

Analisti di China Securities stimano che dovranno essere rimpiazzati fra venti e trenta milioni di pezzi hardware. Ma gli esperti dicono che sarà difficile sostituire i software con alternative cinesi, perché la maggior parte dei produttori sviluppano software per sistemi operativi fatti negli Usa, come Windows o macOS.

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