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Manovra, le opposizioni annunciano ricorso alla Consulta: “Con la fiducia preclusa la discussione in Parlamento”

Gualtieri difende le scelte del governo: "Nessuna violazione del bicameralismo, ritardo perché ci siamo insediati a settembre". Lo scorso anno andò in scena una situazione identica a parti rovesciate. A presentare ricorso fu il Pd, allora all'opposizione. La Corte costituzionale lo ritenne inammissibile ma avvertì che in futuro forti e gravi compressioni dei tempi di discussione "potranno non superare il vaglio di costituzionalità”
Manovra, le opposizioni annunciano ricorso alla Consulta: “Con la fiducia preclusa la discussione in Parlamento”
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Dopo l’annuncio di Matteo Salvini, le opposizioni hanno ufficializzato che faranno ricorso alla Consulta sulla manovra perché ritengono che con la fiducia sia stata preclusa la discussione in Parlamento, violando la Costituzione. I capigruppo alla Camera Riccardo Molinari (Lega), Mariastella Gelmini (Forza Italia) e Francesco Lollobrigida (FdI) hanno parlato di manovra “blindata”. Molinari ha sottolineato: “Faremo ricorso alla Corte Costituzionale per denunciare l’atteggiamento del governo” giallorosso sul ricorso alla fiducia. “Il fatto che il parlamentare non possa presentare emendamenti mina il suo ruolo”. Il testo approvato lunedì 16 al Senato è di fatto la versione definitiva, visto che a causa dei tempi strettissimi la Camera non avrà modo di fare modifiche.

Lo scorso anno andò in scena una situazione identica a parti rovesciate. A presentare ricorso per l’impossibilità di discutere in dettaglio sui contenuti del maxiemendamento concordato con la Ue fu il Pd, allora all’opposizione. A gennaio la Corte costituzionale si espresse sul ricorso ritenendolo inammissibile, ma avvertì che per il futuro modalità di decisione e approvazione che comportassero forti e gravi compressioni dei tempi di discussione avrebbero dovuto “essere abbandonate altrimenti potranno non superare il vaglio di costituzionalità”.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in audizione alla Camera ha difeso le scelte dell’esecutivo attribuendo il forte ritardo accumulato nel passaggio parlamentare al fatto che il governo si è insediato a settembre: “Il testo che arriva alla Camera impone dei tempi più serrati al lavoro della Camera che sceglierà cosa fare dei testi presentati. Non c’è a mio avviso nessuna violazione del bicameralismo. C’è una questione di tempi che la Camera può valutare e che dal nostro punto di vista dipende dal fatto che il governo si è insediato a settembre“.

Quest’anno la manovra è arrivata in aula alla Camera solo il 15 dicembre. Lo scorso anno, nonostante lo scontro con la Commissione Ue sulla possibile procedura di infrazione, la discussione generale sulla legge di Bilancio era iniziata a Montecitorio già il 5 dicembre e il via libera finale con la fiducia era arrivato il 29 dicembre. Nel 2017 (governo Gentiloni) invece i senatori avevano votato la finanziaria già il 30 novembre, nel 2016 il primo passaggio d’Aula (quell’anno alla Camera) era stato il 25 novembre, nel 2015 (Renzi) il 19 novembre al Senato, nel 2014 (Renzi) il 28 novembre alla Camera.

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