Se per le eccellenze del comparto alimentare made in Italy arriva dalla Francia una minaccia anche superiore ai dazi e alle guerre commerciali ingaggiate dagli Usa, il nostro Paese prova a rispondere mettendo sul tavolo dell’Unione europea uno strumento che è frutto di due anni di lavoro e del contributo di quattro ministeri: quello della Salute, degli Esteri, dell’Agricoltura e dello Sviluppo economico. Nei prossimi giorni, infatti, il governo italiano consegnerà alla Commissione Ue una controproposta al Nutri-Score, l’etichetta a semaforo ideata dai francesi che assegna un colore a ogni alimento in base al livello di zuccheri, grassi e sale. Secondo questo sistema, per esempio, si attribuisce un bollino rosso (corrispondente al voto più negativo della scala) al prosciutto crudo, che non è l’unico alimento made in Italy a essere ‘bocciato’. La proposta italiana si chiama, invece, ‘etichetta a batteria’ e prende in esame non i singoli cibi, ma la loro incidenza all’interno di una dieta e sposa, di fatto, la battaglia che da anni porta avanti Federalimentare.

LA MINACCIA SI AVVICINA – In Francia, il Nutri-Score è entrato ufficialmente nelle linee guida nutrizionali del Programma nazionale a febbraio 2019. La scorsa estate ha fatto scalpore l’annuncio dell’adozione del sistema francese, entro il 2019, da parte gigante svizzero Nestlé. La multinazionale ha anche spiegato che si sarebbe partiti da Francia, Belgio e Svizzera, dove le autorità sanitarie già raccomandano il bollino che classifica gli alimenti. Tant’è che Barilla France lo aveva già fatto con il marchio Harrys. La decisione della Nestlé è stata criticata, tra gli altri, da Coldiretti, Filiera Italia, Federalimentare, Cia-Agricoltori Italiani e anche il Codacons. Nel frattempo, però, dopo alcuni mesi di studi commissionati dal governo tedesco, a ottobre scorso la ministra federale per l’Alimentazione e l’agricoltura, Julia Klöckner, ha annunciato che anche la Germania adotterà ufficialmente il Nutri-Score. Ma in Europa il sistema per classificare gli alimenti è tutt’altro che chiaro, con il Regno Unito che già dal 2014 ha adottato un ‘semaforo’ e i Paesi del nord che hanno invece introdotto un’etichetta con il solo colore verde. Ecco perché la Commissione europea vuole cercare di mettere un po’ d’ordine in un settore delicato e strategico per diversi Paesi, Italia in primis.

COME FUNZIONA IL NUTRI-SCORE – Si basa su cinque lettere (A, B, C, D e E) e un codice di 5 colori corrispondenti a ciascuna di queste lettere, dal verde al rosso, a seconda della qualità nutrizionale del cibo. L’idea è quella di orientare gli acquisti nel carrello della spesa, distinguendo i cibi a seconda del loro contenuto di ingredienti ‘buoni’ o ‘cattivi’. Di fatto l’etichetta francese assegna il voto più negativo della scala, ossia il bollino rosso (E), al prosciutto crudo per il contenuto assoluto di sale, mentre al parmigiano reggiano e all’olio extra vergine di oliva va il bollino arancione (D), in entrambi i casi per la quantità di grassi contenuta in questi alimenti.

I LIMITI RISPETTO AL SISTEMA ITALIANO A BATTERIA – “Il meccanismo del Nutri-score – spiega il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio – metterebbe sullo stesso piano alimenti molto diversi, a discapito delle eccellenze della dieta mediterranea”. Ne farebbero le spese prodotti determinanti “quali l’olio extravergine di oliva, il parmigiano e il prosciutto crudo”. La dieta mediterranea e il modello italiano si basano sulla piramide alimentare che non esclude alcun cibo, ma ne indica le quantità consigliate. Allo stesso modo, sottolinea Vacondio “la proposta italiana per un sistema di etichettatura informativa sulla confezione, armonizzata a livello europeo, prevede l’indicazione di tutti i valori relativi a una singola porzione consumata”. All’interno del simbolo ‘batteria’ è infatti indicata la percentuale di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalla singola porzione rispetto alla quantità giornaliera di assunzione raccomandata. La parte carica della batteria rappresenta graficamente la percentuale di energia o nutrienti contenuta nella singola porzione, permettendo così di quantificarla anche visivamente. Nel caso del prosciutto crudo, ad esempio, l’etichetta ‘a batteria’ spiega che una porzione da 28 grammi fornisce il 20% del fabbisogno giornaliero di sale (1,2 grammi) e l’8,6% di grassi saturi (1,7 grammi). Allo stesso modo, viene chiaramente illustrato al consumatore che 14 grammi di olio extra vergine di oliva contengono sì 12,9 grammi di grassi, ma anche che questa quantità corrisponde al 18,4% del fabbisogno. Anche per quanto riguarda il parmigiano reggiano, l’etichetta italiana non dice solo che una porzione di 50 grammi contiene 10 grammi di grassi saturi, ma anche che tale quantità corrisponde al 50% del fabbisogno di un adulto. In questo modo, il consumatore può dosare correttamente l’alimento nella propria alimentazione quotidiana.

FEDERALIMENTARE: “GLI ITALIANI PREFERISCONO LA BATTERIA” – Alla base scientifica di questo sistema di etichette hanno lavorato l’Istituto superiore di Sanità, il Consiglio superiore dell’Agricoltura e il Crea. “All’Università Luiss è stato commissionato lo studio sul campo” spiega Vacondio, sottolineando che a questo scopo “è stato interpellato un campione di famiglie italiane alle quali sono state sottoposte entrambe le etichette, il Nutri-Score francese e la batteria italiana”. E in questi giorni è arrivato il verdetto: “Le famiglie italiane si trovano indiscutibilmente meglio con la batteria. Forte di questa conferma, il governo italiano ora può fare le sue mosse a Bruxelles”.

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