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Tiffany, la Lvmh di Bernard Arnault si prende anche l’icona mondiale dei gioielli: affare da 16,2 miliardi di dollari

I due gruppi hanno confermato insieme le indiscrezioni dei media americani su un’intesa preliminare comunicando che è stato raggiunto un "accordo definitivo per l’acquisizione di Tiffany al prezzo di 135 dollari per azione"
Tiffany, la Lvmh di Bernard Arnault si prende anche l’icona mondiale dei gioielli: affare da 16,2 miliardi di dollari
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Un’icona mondiale dei gioielli – reso letteralmente mitico negli anni ’60 da Audrey Hepburn e dal suo tubino nero con fili di perle – conquistata dal gruppo mondiale più potente del lusso. La Lvmh- che ha tra i marchi Dior, Kenzo, Lacroix, Vuitton, Givenchy, Loewe, Pucci, Fendi, Loro Piana, ha acquistato la gioielleria americana Tiffany. I due gruppi hanno confermato insieme le indiscrezioni dei media americani su un’intesa preliminare comunicando che è stato raggiunto un “accordo definitivo per l’acquisizione di Tiffany da parte di LVMH al prezzo di 135 dollari per azione. La transazione vale per Tiffany circa 14,7 miliardi di euro, ovvero 16,2 miliardi di dollari.

Era stato il Financial Times a informare che il gruppo capitanato da Bernard Arnault avrebbe portato a 135 dollari ad azione l’offerta partita a fine ottobre da 120 dollari e già salita a 130 il 21 novembre. La resistenza mostrata sin da subito dal consiglio di amministrazione del marchio statunitense ha costretto i francesi ad alzare progressivamente la posta, arrivando a valutare l’intero marchio americano ben oltre i 16 di dollari. Una cifra di fronte alla quale ogni dubbio si sarebbe dissipato.

Acquistando Tiffany consente all’impero di Louis Vuitton di diversificarsi ulteriormente aumentando la sua esposizione nel comparto dei gioielli, uno dei settori a più forte crescita sul mercato del lusso. Con i suoi 300 punti vendita a livello globale, Tiffany è uno dei maggiori gioiellieri al mondo insieme a Cartier e Bulgari, che già fa parte dell’impero di Arnault. L’interesse di Lvmh per gli Stati Uniti è noto ormai da tempo ed è stato confermato con l’apertura in Texas di un stabilimento nel mese di ottobre, alla presenza di Donald Trump e di sua figlia Ivanka Trump.

Con i suoi 4 miliardi di ricavi l’anno, Tiffany ha sofferto negli ultimi anni la concorrenza dei principali competitor, cercando un rilancio che solo di recente la società sembra essere riuscita ad intravedere. Dopo numerosi ricambi al vertice e dopo aver visto i titoli crollare fino a 60 dollari per azione (meno della metà di quanto messo ora sul piatto da Lvmh), il colosso dei gioielli sta ritrovando lustro sotto la guida del numero uno italiano Alessandro Bogoglio, arrivato nel 2017 dopo una lunga esperienza in Bulgari e Diesel. Con Bogoglio Tiffany ha rinnovato il look del suo flagship sulla Quinta Strada a New York, all’interno del quale ha aperto anche un ristorante, coronando il sogno di Holly Golightly di fare colazione da Tiffany.

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