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Tangenti Lombardia, Lara Comi si difende davanti al giudice. La difesa: “Chiedete a Caianiello perché l’accusa”

L'ex eurodeputata ha risposto per cinque ore. È rimasto in silenzio invece, Giuseppe Zingale, ex direttore di Afol, anche lui arrestato durante la seconda tranche dell'inchiesta "Mensa dei poveri"
Tangenti Lombardia, Lara Comi si difende davanti al giudice. La difesa: “Chiedete a Caianiello perché l’accusa”
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Giornata di interrogatori di garanzia per la seconda tranche dell’inchiesta “Mensa dei poveri” per cui è finita agli arresti domiciliari l’ex europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi. “Non abbiamo chiesto la revoca della misura domiciliare allo stato” ha detto l’avvocato Giampiero Biancolella che però ha spiegato di avere prodotto al giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino la “documentazione” necessaria alla difesa della Comi anche se “abbiamo ancora tempo per decidere e valutare se chiedere la revoca direttamente al giudice. Abbiamo fatto sentire alla dottoressa Mascarino – ha aggiunto il legale – le registrazioni che provavano che la Bergamaschi (l’avvocato cui vengono date due consulenze da Afol, ndr), a nostro avviso aveva fatto delle affermazioni non veritiere, abbiamo prodotto la documentazione di Aliverti che dimostrava che aveva svolto le attività, abbiamo prodotto le mail del Parlamento europeo”.

Alla domanda sul perché allora Nino Caianiello, ex coordinatore di Forza Italia per cui sono stati disposti i domiciliari nei giorni scorsi, accusi la collega di partito l’avvocato risponde: “Dovete chiederlo direttamente a Nino Caianiello () come mai abbia accusato Lara Comi. Anche il pm se l’è chiesto, ma questa è una ipotesi che non spetta a me fare“. La Comi ha risposto per cinque ore alle domande giudice. “La Comi non si riconosce nella rappresentazione che le è stata fatta di soggetto che non ha rispetto delle regole, ha risposto a tutto, è convinta di non avere commesso nessun reato – conclude l’avvocato – ha cercato di difendersi documentando, argomentando, spiegando, siamo convinti che ci siano tutti gli estremi per revocare la misura cautelare ma anche per una declaratoria di insussistenza degli elementi accusatori. È ovvio che è un processo complesso, agiremo nel migliore dei modi”.

È rimasto in silenzio invece, Giuseppe Zingale, ex direttore di Afol,che si è avvalso della facoltà di non rispondere per via di problemi di salute e in quanto “molto provato” dalla situazione. L’avvocato Francesca Cramis, legale di Zingale, ha presentato documenti al gip e ha chiesto la revoca della misura cautelare. In subordine ha chiesto la concessione degli arresti domiciliari.

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