Alla fine il vero enigma sulla scelta della Juventus di affidare la panchina a Maurizio Sarri era proprio questo qui: avrà l’autorevolezza per gestire uno spogliatoio imbottito di giocatori con standing internazionale, ad iniziare da Cristiano Ronaldo? La domanda è giunta al dunque e l’allenatore bianconero scioglierà i dubbi nelle settimane che verranno. Perché la reazione di CR7 al momento del cambio con Paulo Dybala – tra l’altro decisivo – durante il match contro il Milan merita certamente, nel chiuso della Continassa, un chiarimento.

La stella bianconera ha lasciato il campo, ha ignorato tecnico e compagni, è rientrato negli spogliatoi a testa bassa, ha fatto la doccia e – secondo indiscrezioni giornalistiche – ha abbandonato l’Allianz Stadium a partita in corso. Poi via dritto verso Lisbona, per rispondere alla convocazione in Nazionale. L’ex allenatore di Napoli e Chelsea ha provato a gettare acqua sul fuoco: “Si è arrabbiato? Mi fa piacere. Lo capisco. Si chiarirà con i compagni”.

Ma il punto centrale non è il rapporto tra la stella portoghese e gli altri giocatori bianconeri, quanto quello proprio con l’allenatore. Imprescindibile per tenere bene a mente le gerarchie, che la Juventus ha sempre fatto rispettare, come ben ricorderà Leonardo Bonucci spedito in tribuna nel match chiave contro il Porto del febbraio 2017 in Champions League. Una decisione di Massimiliano Allegri, avallata dalla società, che il tecnico rivendicò.

Con Cristiano Ronaldo (che ha twittato lunedì mattina “Partita difficile, vittoria importante”) il club dovrà gestire un problema in più. Perché il portoghese non è solo perno tecnico del progetto, ma anche economico-finanziario. La Juventus ha investito pesantemente sul fuoriclasse per darsi una veste globale, il riverbero del suo impatto sui conti ha iniziato a farsi sentire ma la crescita è solo agli inizi e senza il suo simbolo pienamente coinvolto l’accordo di due estati fa rischia di diventare un boomerang o comunque di non dispiegarsi in tutta la sua potenza.

Ecco perché al di là di chi abbia torto e chi ragione, Cristiano e Sarri dovranno chiarirsi. In fretta e senza strette di mano di facciata. In ballo c’è molto di più del rapporto tra un allenatore e la stella della sua squadra. Il rientro per l’allarme per il CR7 ‘furioso’ è doveroso e da ciò passerà lo sciogliersi dell’unico, fondato dubbio sulla scelta di Sarri per la panchina bianconera. Non la qualità del gioco, nemmeno i risultati che infatti non stanno mancando (42 punti fatti su 48 a disposizione tra Serie A e Champions, Inter e Napoli battute). Ma l’autorevolezza nel gestire e guadagnarsi il rispetto dello spogliatoio. Tutto. Ronaldo compreso.

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