Sono trascorsi 41 anni dalla morte di Papa Luciani. Eppure non è stata ancora messa la parola finale a quel lungo e oscuro mistero, alimentato da continue rivelazioni. L’ultima, sicuramente da valutare con tutte le dovute precauzioni del caso, arriva dal gangster della famiglia mafiosa americana dei Colombo, Anthony Luciano Raimondi. Giovanni Paolo I sarebbe stato avvelenato con il cianuro in una congiura di palazzo ordita da monsignor Paul Marcinkus, l’allora presidente dello Ior, la banca vaticana. La morte di Luciani sarebbe stata decisa, appena 33 giorni dopo la sua elezione al pontificato, perché il Papa voleva denunciare frodi azionarie compiute nei sacri palazzi. Raimondi, 69 anni, nipote del padrino Lucky Luciano legato alla cosiddetta “Cosa nostra statunitense”, è entrato nella mafia subito dopo il servizio miliare in Vietnam.

La ricostruzione sulla morte di Luciani è contenuta nel suo libro di memorie intitolato When the Bullet Hits the Bone, appena pubblicato negli Stati Uniti dalla casa editrice Page Publishing. Raimondi rivela che quando aveva 28 anni l’arcivescovo Marcinkus, suo cugino, lo aveva fatto andare a Roma per eliminare Giovanni Paolo I. Il Papa aveva scoperto che un gruppo di truffatori falsificava in Vaticano le azioni di grandi compagnie americane come Ibm, Coca Cola e Sunoco e voleva denunciarli. Marcinkus era parte della frode e aveva deciso di eliminarlo. Raimondi era stato chiamato a Roma per preparare il complotto studiando le abitudini di Luciani e quando l’operazione era scattata si trovava davanti alla stanza del Pontefice.

Sempre secondo la ricostruzione del mafioso, Marcinkus fece mettere il valium nella tazza di tè che Giovanni Paolo I beveva la sera in modo da farlo addormentare profondamente. Quindi aveva usato un contagocce per mettergli il cianuro in bocca. Quando la morte del Papa era stata scoperta, Marcinkus e i suoi complici erano corsi nella stanza fingendo stupore. Raimondi sostiene, inoltre, che anche Giovanni Paolo II aveva rischiato di fare la stessa fine, ma poi aveva rinunciato a perseguire i truffatori e così si era salvato.

Una ricostruzione che ovviamente viene respinta totalmente dal Vaticano. Attualmente la causa di beatificazione di Luciani procede speditamente. Il Papa ha approvato le virtù eroiche del suo predecessore, unica condizione inderogabile per elevare alla santità un candidato alla gloria degli altari. Ed è attualmente all’esame della Congregazione delle cause dei santi il miracolo che potrebbe far proclamare presto beato Giovanni Paolo I. Su tutto ciò che riguarda la sua morte, da sempre avvolta dal mistero, è stato fondamentale ciò che ha scritto l’editorialista di Avvenire, Stefania Falasca, vicepostulatrice della causa di beatificazione e canonizzazione del Pontefice veneto. Nel libro Papa Luciani. Cronaca di una morte, che raccoglie numerosi documenti del processo per la proclamazione della santità di Giovanni Paolo I, viene chiarito che il decesso avvenne in modo naturale per “infarto miocardico acuto”, come del resto dichiarato fin dal primo momento dal Vaticano.

Ciò, però, non ha evitato che si alimentasse il mistero sulla morte del “Papa del sorriso”, come fu subito soprannominato dai fedeli, anche per i tanti errori di comunicazione commessi all’epoca dalla Santa Sede. La sera prima di morire, durante la cena con i due segretari, Luciani era stato colpito da un lieve malore, alcune fitte al petto, che però fu sottovalutato e non fu chiamato il medico di turno in Vaticano. Ad alimentare ulteriori sospetti sulla morte di Luciani è stata anche la decisione, presa all’epoca dalla Santa Sede, di non rivelare che il cadavere di Giovanni Paolo I era stato trovato da due donne. “La sua repentina e inaspettata scomparsa, dopo un pontificato di poco più di un mese, – ha spiegato il cardinale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin – ha dato il via, lungo i decenni che ci separano da quel settembre 1978, a una miriade di teorie, sospetti, supposizioni. Era morto troppo presto e troppo in fretta, dopo l’attesa ventata di genuina novità evangelica portata con la sua umiltà”. Ora la ricostruzione di Raimondi getta altre inquietanti ombre su quella morte.

Francesco Antonio Grana

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