Il quarantadue percento degli adolescenti di 25 paesi, fra cui l’Italia, afferma di avere un problema con le pubblicazioni dei loro genitori sui social media. Il dato è contenuto nello studio “Civiltà, sicurezza e interazione online – 2019pubblicato da Microsoft, per il quale sono stati intervistati adolescenti di età compresa tra 13 e 17 anni e adulti di età compresa tra 18 e 74 anni.

Complessivamente lo studio ha coinvolto 12.520 persone, e sebbene la ricerca non abbia esplorato alcuna correlazione diretta tra i comportamenti online dei genitori e la potenziale esposizione al rischio dei giovani, sia i ricercatori sia gli esperti di settore hanno avvertito che la condivisione da parte degli adulti di informazioni relative ai figli mette a rischio la privacy online dei bambini e potenzialmente la loro sicurezza fisica.

Ogni famiglia è libera di decidere se condividere o meno informazioni sui figli, ma se la scelta è quella di condividere, i genitori dovrebbero essere attenti, discreti e non rivelare troppo. Ad esempio, è consigliabile evitare di fare nomi reali, e di diffondere informazioni quali età, date di nascita dei figli, indirizzi di casa, squadre sportive preferite e foto, solo per citare alcuni esempi.

Pochi, infatti, si rendono conto che queste informazioni di identificazione personale possono essere utilizzate in modo improprio negli schemi di ingegneria sociale online. Possono essere raggruppate per rendere bambini e adolescenti obiettivi di frodi online o furti di identità. I bambini piccoli e i neonati, in particolare, sono i principali obiettivi della frode creditizia. Se qualcuno dovesse aprire una linea di credito a nome di un bambino, quest’ultimo probabilmente lo scoprirebbe oltre un decennio più tardi, ossia quando chiederà carte di credito o altri prestiti a proprio nome. Nel frattempo, qualcuno potrebbe creare una connessione emotiva con il bambino al fine di ottenere la sua fiducia, finalizzata allo sfruttamento, all’abuso sessuale o al reclutamento per cause terroristiche o estremiste.

“Condividi con cura” dovrebbe essere il mantra dei genitori, che pochi rispettano. Ecco perché il 42% degli adolescenti afferma di avere un problema con le pubblicazioni dei loro genitori sui social media. Di questi l’11% afferma che è un grosso problema; Il 14% afferma che è una preoccupazione media e il 17% lo considera un piccolo problema. Inoltre, due terzi (66%) degli adolescenti afferma di essere caduto vittima di almeno un rischio online, e la stessa percentuale è preoccupata che possa accadere di nuovo un’esperienza online negativa.

Sempre secondo lo studio, nel 2019 gli adolescenti hanno continuato a rivolgersi ai loro genitori e ad altri adulti di fiducia per ottenere aiuto con le questioni online. Quasi la metà (48%) degli adolescenti intervistati ha dichiarato di aver contattato un genitore in merito alle sue preoccupazioni sulle attività online.

Inoltre, è stato chiesto agli adolescenti quali fossero i migliori modelli di comportamento civile e rispettoso online, hanno indicato in modo schiacciante i genitori (80%), seguiti dagli insegnanti (49%) e da altri adulti (22%), atleti (17%) e celebrità (15%). I risultati completi dello studio saranno pubblicati in occasione del Safer Internet Day dell’11 febbraio 2020.

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