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A Pontida sventola la bandiera sarda dei quattro mori. Ed è una vergogna intollerabile

A Pontida sventola la bandiera sarda dei quattro mori. Ed è una vergogna intollerabile
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Il raduno leghista di Pontida ricorda ancora una volta a tutti le vere basi e la vera ideologia del partito di Salvini: il nulla assoluto. Persone esaltate da tanta superficialità e saccenza. Persone aizzate da personaggi che fomentano paure, stupidità e tantissima ignoranza.

Un Salvini che porta addirittura sul palco una bambina “forse” coinvolta nell’inchiesta di Bibbiano per continuare a speculare su un tema delicato e di certo non politico. Ma poco importa, parole e slogan ripetute con ossessione e fanatismo. Insulti a tutti, giornalisti, Mattarella e Gad Lerner.

Insomma, non politica ma un raduno di inciviltà e rozzezza. Il tutto condito da persone e simboli che poco si addicono a Pontida. Uno fra tutti, la bandiera sarda dei quattro mori.

Svenduta senza dignità da un Presidente della Regione, Christian Solinas, incompetente e che porterà la Sardegna al declino. I fondatori del Partito sardo d’azione si staranno rivoltando nella tomba. Perché è bene ricordarlo: Solinas, segretario del Psd’az, si è alleato a livello nazionale alla Lega; praticamente un ossimoro per chi conosce la storia.

Basta ricordare che Emilio Lussu, fondatore del Partito sardo d’azione, era contro il fascismo tant’è che subì aggressioni e fu ferito durante un comizio nel 1922 a Cagliari. Allo sbarco di duecento camicie nere a Olbia, provenienti da Civitavecchia (1º dicembre 1922), il partito sardo rispose, data la totale inerzia delle forze di polizia, dotandosi di una formazione paramilitare, le camicie grigie. Di seguito, il fascismo soppresse in Italia di tutti i partiti di opposizione, compreso il Partito Sardo d’Azione (R.D. n. 1848/26). Lussu fu condannato all’esilio nell’isola di Lipari, dalla quale, attraverso un’azione rocambolesca, riuscì a fuggire il 27 luglio 1929. Giunto a Parigi, nell’agosto del 1929, fondò il movimento antifascista Giustizia e Libertà.

Ecco, dopo alcuni cenni doverosi di storia, al fine di ricordare le nostre origini è giusto prendere posizione: i nostri nonni hanno difeso la nostra dignità e la vera democrazia e libertà. Ora non possiamo permettere ad un presidente della Regione, poco amato, di svendere ed utilizzare la nostra bandiera ad un raduno offensivo verso il resto della comunità. Solinas ha voluto allearsi e rinnegare i valori storici del Partito sardo d’Azione? Problemi suoi e dei suoi attuali militanti ma la bandiera dei quattro mori non può essere infangata.

La Sardegna non c’entra nulla con la Padania.
La Sardegna non c’entra nulla con Pontida.
La Sardegna non c’entra nulla con Salvini e la sua ignoranza.
La Sardegna non è Solinas.
La Sardegna non è la Lega.
La Sardegna non è fascista.
La Sardegna non si usa.

Insomma, non si può rimanere inerti sempre a guardare e tollerare. Bisogna reagire civilmente a questi soprusi: tutte le forze sociali si devono ribellare a questo utilizzo dei nostri simboli e della nostra storia. Fuori la Lega dalla Sardegna. Basterebbe leggere il vero inno storico della Lega Lombarda per capirlo. L’ultima strofa recita così:

Se parliamo di lavoro
quelli esclusi sono loro
tutti fermi dietro ai muri
pronti a fare gli scongiuri….

per tirar la conclusione
sulla razza del terrone
che comprende quella sarda
voterem lega lombarda

Chiedo con forza le dimissioni di Solinas. Nessuno lo ha autorizzato a svendere la nostra bandiera alla Lega. Una vergogna senza precedenti.

Da oggi il mio slogan sarà: fuori la Lega dalla Sardegna e fuori Solinas dalla Regione.

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