Squadre completate, alcune che sono ancora dei cantieri aperti e altre che, invece, si ritrovano a dover smaltire gli esuberi. La chiusura del calciomercato dopo la seconda giornata di campionato divide gli addetti ai lavori. Da una parte c’è la voglia dei tecnici di programmare bene l’inizio della stagione, svolgere una preparazione con la rosa al completo e presentarsi all’esordio con gli schemi tattici che iniziano ad attecchire anche tra i nuovi arrivati. Dall’altra c’è quella dei direttori sportivi di trascinare in avanti nel tempo le operazioni più onerose che, concluse last-minute, potrebbero comportare un esborso minore, permettendo di portare campioni o grandi promesse in Italia.

In mezzo ci sono, appunto, le giornate d’esordio del campionato. I primi 90 minuti della stagione 2019-20 hanno regalato da subito una pioggia di gol, ma alcune squadre hanno mostrato dei ‘buchi’ nella formazione iniziale in attesa degli ultimi colpi di mercato, mentre in alcuni match si sono visti top player sedersi in panchina in attesa di lasciare la propria squadra.

Nella scorsa stagione, la volontà era sembrata proprio quella di concludere in anticipo la finestra di mercato per favorire il lavoro sul campo. Prima del campionato 2018-19, la possibilità di concludere acquisti o cessioni era stata anticipata al 17 di agosto, appena una settimana dopo la Premier League e due prima dei principali campionati europei. Ma quest’anno c’è stato un dietrofront: l’Italia, con scadenza al 2 settembre, è tornata ad allinearsi alla Liga spagnola, alla Bundesliga e alla Ligue 1 francese, mentre oltremanica la chiusura è rimasta fissata all’8 di agosto.

Una distanza temporale, quella tra la Premier e gli altri tornei, che permette alle squadre europee di avere tre settimane finali di mercato in cui i prezzi dei cartellini e le pretese economiche dei calciatori si abbassano proprio grazie alla chiusura della finestra britannica, la più ricca grazie alle maggiori sponsorizzazioni, a un diverso regime fiscale e a una più equa redistribuzione dei diritti tv, che ‘droga’ il mercato facendo salire i prezzi fino a renderli insostenibili per la maggior parte dei club europei.

Ma completare la squadra all’ultimo momento (alla chiusura del mercato inglese, mancavano 15 giorni al via della Serie A e ne erano passati altrettanti dall’inizio dei ritiri) spesso vuol dire non poter utilizzare i nuovi innesti già dai primi minuti stagionali, oppure dover relegare in panchina calciatori di prima fascia ma con i bagagli già pronti.

Esempi si sono visti già nelle due partite del sabato. A Parma, la nuova Juventus di Maurizio Sarri, che ha scelto di tenere in panchina nuovi arrivi come De Ligt e Rabiot per scelta tecnica, affidandosi al gruppo storico, è scesa in campo senza Paulo Dybala. Se dietro all’esclusione può esserci una semplice scelta tecnica, gli zero minuti collezionati da La Joya in tutto il match fanno pensare a un addio ormai imminente. Diverse sembrano essere le posizioni di Gonzalo Higuain, pupillo di Sarri, e Blaise Matuidi, anche loro dati come possibili partenti ma che, schierati dall’inizio, potrebbero aver scalato qualche posizione nelle gerarchie del tecnico toscano.

Vicenda simile a quella che ha visto coinvolto Cristiano Biraghi, tra i sempre presenti nella Fiorentina di Pioli e oggi al centro di uno scambio di mercato con l’Inter che porterebbe Dalbert in viola. Il terzino è stato escluso per la seconda volta consecutiva in gare ufficiali dagli 11 di Vincenzo Montella, senza mai entrare in campo. L’esperimento, in attesa dell’accordo con i nerazzurri, era già stato provato in Coppa Italia contro il Monza, dove a esordire con i gigliati era stato il giovane serbo, Aleksa Terzić. La prestazione al di sotto delle aspettative, però, sembrava poter riportare il terzino della Nazionale italiana tra i titolari, ma Montella ha preferito adattare nella posizione un altro giovanissimo: Lorenzo Venuti.

Anche in attacco i viola, cantiere ancora aperto a causa del cambio di proprietà, hanno schierato una formazione che potrebbe non essere quella definitiva. Con Franck Ribery in città solo da poche ore e altri acquisti attesi in quel ruolo, l’altro attaccante laterale a fare coppia con Federico Chiesa a sostegno del centravanti è stato il classe ’99 e figlio d’arte, Riccardo Sottil. Grande prestazione, quella del frutto del vivaio viola, ma è prematuro pensarlo come un titolare fisso nella nuova Fiorentina dell’era Commisso. Stessa cosa vale per Dusan Vlahovic, classe 2000, che, battuto Kevin Prince Boateng nel ballottaggio per un posto in attacco, dopo la doppietta in Coppa Italia, potrebbe presto vedersela con un altro concorrente per il ruolo di centravanti.

Stessa cosa, sempre nel reparto offensivo, vale per Hirving Lozano, l’attaccante messicano neo acquisto del Napoli che ha da poco sostenuto le visite mediche per il club partenopeo e che, quindi, non è nemmeno finito nella lista dei convocati da Carlo Ancelotti per la sfida del Franchi.

Anche in Udinese-Milan, l’esclusione di Rodrigo De Paul, giocatore di maggior valore dei friulani, lascia pensare che le voci di mercato che lo coinvolgono siano fondate e che una partenza dell’argentino sia imminente. La Roma, invece, ha dovuto ancora attendere l’esordio del suo nuovo acquisto, Davide Zappacosta, arrivato nella capitale meno di una settimana fa.

Articolo Precedente

Palermo, amichevole contro le “vecchie glorie” rosanero: in campo c’è anche Fabrizio Miccoli. E il sindaco Leoluca Orlando non va allo stadio

next
Articolo Successivo

L’azione è così bella da sembrare un videogame. E il gol finale è una rovesciata spettacolare

next