Appena il feretro di Antonio Rastrelli, ex governatore della Regione Campania morto il 15 agosto, è comparso sul sagrato della chiesa, qualcuno ha dato gli “attenti” e per tre volte ha urlato “camerata Rastrelli!” mentre gli altri hanno risposto “presente”. Intorno, braccia alzate, come vuole il saluto fascista. Si sono conclusi così i funerali dello storico militante del Movimento sociale italiano e poi di Alleanza nazionale, celebrati nella chiesa del Sacro Cuore in corso Vittorio Emanuele a Napoli.

Rastelli, storico esponente della destra napoletana morto a 91 anni, cominciò la sua attività pubblica come sindacalista e consigliere comunale. Nel 1994, fu eletto alla Camera nel collegio Napoli-Vomero, e nominato sottosegretario al Tesoro del primo governo Berlusconi. Nel gennaio 1995 aderì alla svolta di Fiuggi di Alleanza nazionale e si candidò per l’elezione diretta alla presidenza della Regione Campania: sostenuto da una coalizione di centrodestra riuscì a vincere con il 47,86%. Alle elezioni regionali del 2000 tentò una nuova elezione alla presidenza della Campania, ma venne sconfitto dal candidato del centrosinistra Antonio Bassolino.

Nel 2001 si dimise dal Consiglio regionale della Campania, in quanto eletto all’unanimità dal Parlamento e su indicazione del Presidente della Repubblica Ciampi, membro laico del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, carica ricoperta fino al 2006. Nel novembre del 2007 ufficializzò il suo passaggio alla nuova formazione politica La Destra, guidata da Francesco Storace. Ma la tradizione politica dell’ex governatore campano ha radici “familiari” lontane: il padre, Carlo, è stato tra i fondatori del fascismo napoletano e ha ricoperto la carica di Console Generale nella Milizia fascista.

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