4 – La perplessità degli operatori del settore

Nei mesi di transizione, dall’entrata in vigore del Decreto legge alla sua effettiva attuazione, sono stati molti i dubbi degli attori che operano nel settore del gioco. Una prima perplessità, evidenziata durante diverse audizioni con l’Agcom, è stata la natura contraddittoria del provvedimento rispetto alle norme già presenti in Italia. Da un lato, infatti, lamentano gli operatori, viene consentita l’attività di offerta del gioco a pagamento, sottoposta a regime concessorio, ma dall’altro viene vietata qualsiasi forma di comunicazione commerciale relativa. Una pubblicità che, sempre in sede di audizione, tutti gli operatori hanno detto essere “imprescindibile” e il cui divieto “comporterebbe un ostacolo, in molti casi insuperabile, all’esercizio dell’attività di offerta del gioco a pagamento”. Ma non solo, a preoccupare è anche il rischio che la mancanza di un’adeguata comunicazione al giocatore “renda più difficile distinguere l’offerta di gioco legale da quella illegale” che, secondo le statistiche, è la forma di gioco in cui “si manifestano i principali fenomeni di gioco patologico e di usura”. Di fatto, secondo gli operatori, il divieto favorirebbe il mercato illegale e penalizzerebbe il legale, con una conseguente perdita per tutto il settore. Una riduzione delle entrate che, secondo gli esperti, toccherebbe anche le casse dello Stato, alle quali verrebbero a mancare ogni anno circa 150 milioni di euro.

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Gioco d’azzardo, scatta il divieto di pubblicità e sponsorizzazioni: che cosa non vedremo più e cosa resta lecito

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