Il 13 luglio 2019 l’italiano Marvin Vettori tornerà a combattere nella gabbia della Ufc contro il brasiliano Cezar Ferreira a Sacramento, negli Stati Uniti. Sarà un ritorno ricco di emozioni, dato che l’ultimo incontro di Marvin risale a più di un anno fa – precisamente all’aprile del 2018 – mese in cui sfidò Israel Adesanya, combattente nigeriano che a ottobre si contenderà il titolo dei pesi medi con Robert Whittaker.

Da un lato, l’emozione di mostrare al pubblico italiano e internazionale i progressi tecnici conseguiti in tutti questi mesi di allenamento nei singoli aspetti delle Mma – lotta a terra, wrestling e striking. Dall’altro, l’emozione di tornare a combattere dopo la sospensione indetta dall’Usada per aver trovato tracce di ostarina nei test di Marvin.

“Pensavo che fosse uno scherzo, che uscisse una candid camera da un momento all’altro”. Questa la reazione del combattente italiano quando gli è stato comunicato dall’agenzia statunitense anti-doping che aveva fallito il test. È bene specificare che per “tracce” ci si riferisce nel caso specifico a 11 picogrammi, e che per il sistema internazionale delle unità di misura un picogrammo equivale a 0,000000000001 g. 

L’incredibile sospensione avvenuta ai danni di Marvin non è l’unico caso nella storia recente della Ufc. Anche altri atleti – tra cui il noto Jon Jones, attuale campione dei pesi mediomassimi – hanno dovuto affrontare lo spettro di uno stop alla carriera dovuto alla presenza pressoché impercettibile di una sostanza dopante di cui non è stato possibile ricostruire il percorso a ritroso. 

The Italian Dream (questo il soprannome di Marvin) ha infatti fatto testare tutti gli integratori alimentari utilizzati nelle fasi precedenti ai diversi test, e nessuno di questi è risultato contenere tracce di ostarina. Ricordiamo che per un fighter – che nella vita fa una cosa: combattere – subire uno stop alla carriera ha un danno economico molto rilevante sia in forma diretta, perché non può ricevere compensi come lottatore, sia per via indiretta, in quanto subisce un danno reputazionale che impatta sulle relazioni commerciali con gli sponsor.

Eppure Marvin ha saputo reagire come sempre, armato di testa e cuore. La testa gli ha permesso di mettere la situazione nella giusta prospettiva, perché a suo dire “devi prenderla con filosofia, in modo razionale, e fare l’unica cosa produttiva che ti resta: allenarti“. Il cuore gli ha invece permesso di perdonare l’Usada, perché “l’ingresso di questa agenzia nella Ufc è stato comunque positivo, sebbene ci siano ancora tanti aspetti dei test che devono essere migliorati”.

Marvin Vettori ha così vissuto, e superato, un altro capitolo delicato della sua battaglia cominciata da giovanissimo. Partito a 18 anni alla volta di Londra con l’obiettivo di diventare un campione di Mma e un giorno aiutare la famiglia di Trento coi proventi della carriera da atleta, il combattente italiano vive negli Stati Uniti, lontano da parenti e amici. “Lasciare l’Italia così giovane è stato abbastanza estremo, e mi manca ovviamente essere lì. Ma sono adulto – prosegue Marvin – ho imparato a non mollare mai di fronte alle difficoltà, e posso supportare la mia famiglia anche a distanza”.

I media italiani parlano spesso di fuga dei talenti, ma in questo caso non ha senso parlare di fuga. Il talento di Marvin si è solo temporaneamente spostato negli Stati Uniti, dove “non esistono soluzioni miracolose ma puoi trovare il top del top, fare sparring con gente forte e interagire con partner e coach di esperienza internazionale”. Dalla palestra Kings Mma di Huntington Beach a quella di brazilian jiu-jitsu Gracie Barra di Northridge, Marvin è disposto a fare un’ora e mezza di auto per allenarsi con i migliori e affinare le proprie competenze tecniche.

Nel campo delle Mma si dice spesso che i combattenti si sentano davvero liberi solo quando sono in gabbia. Auguriamo a Marvin di ritrovare sabato 13 luglio a Ufc Sacramento la sua meritata libertà. A testa alta, petto in fuori e braccia alzate – in segno di vittoria.

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