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Calabria, chiesto rinvio a giudizio del governatore Oliverio e della deputata Pd Bruno Bossio: sono accusati di corruzione

La procura di Catanzaro ha chiesto il processo anche per Nicola Adamo, ex vicepresidente della Regione, con la stessa accusa. Il governatore risponde inoltre di abuso d'ufficio. Dall’inchiesta sono emersi presunti illeciti, in particolare, nella gestione da parte della Regione Calabria degli appalti riguardanti l'aviosuperficie di Scalea, l’ovovia di Lorica e il rifacimento di una piazza a Cosenza
Calabria, chiesto rinvio a giudizio del governatore Oliverio e della deputata Pd Bruno Bossio: sono accusati di corruzione
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È stato chiesto il rinvio a giudizio del governatore della Regione Calabria, Mario Oliverio, della deputata del Pd Enza Bruno Bossio e dell’ex vicepresidente calabrese, Nicola Adamo. Tutti e tre sono accusati di corruzione dalla procura di Catanzaro, mentre solo Oliverio risponde di abuso d’ufficio. L’udienza preliminare è stata fissata per il 17 ottobre.

Dall’inchiesta sono emersi presunti illeciti, in particolare, nella gestione da parte della Regione Calabria degli appalti riguardanti l’aviosuperficie di Scalea e l’ovovia di Lorica, gestiti dall’impresa di Giorgio Ottavio Barbieri, ritenuto vicino alla cosca Muto di Cetraro, oltre il rifacimento di piazza Bilotti a Cosenza, l’unica delle tre opere pubbliche che è stata portata a termine.

L’indagine, nel dicembre 2018, aveva portato al’emissione a carico di Oliverio di un provvedimento di obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, dove risiede, poi revocato dalla Corte di Cassazione nel marzo scorso. Per la procura di Catanzaro, Barbieri avrebbe messo le mani sui fondi europei per l’esecuzione dei lavori che gli erano stato affidati. Il tutto, secondo gli inquirenti, con la consapevolezza da parte anche della Regione che la sua azienda fosse priva delle capacità tecniche e finanziarie per portare a termine l’appalto vinto.

Appalto che poi sarebbe lievitato di oltre 2 milioni di euro autorizzati dalla Regione con un ulteriore finanziamento che doveva servire a realizzare le opere incompiute e la situazione di stallo dei lavori. In sostanza, secondo gli inquirenti c’era l’asservimento di pubblici ufficiali alle esigenze di un imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori, condizione imprescindibile per fare ottenere gli ulteriori finanziamenti comunitari non spettanti.

Come “controprestazione” rispetto ai contributi erogati, secondo gli inquirenti, Oliverio aveva chiesto a Barbieri di rallentare i lavori in piazza Belotti a Cosenza, dove governava la giunta di centrodestra presieduta dal sindaco Mario Occhiuto, grazie anche al “contributo causale”, si leggeva nell’ordinanza cautelare del gip Pietro Carè, di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio. “Una lotta politica di quella più deteriore che si possa immaginare”, scrisse il giudice per le indagini preliminari.

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